Al mega vertice, in versione virtuale, dei leader mondiali sul clima organizzato dall’amministrazione Biden, oggi e domani, Bruxelles non si presenterà a mani vuote. Dopo 14 ore di negoziato il Parlamento europeo e il Consiglio (a prendere parte ai lavori c’era anche la Commissione) hanno trovato l’intesa sul clima. Sul target 2030 è stato trovato l’accordo per una riduzione di “almeno il 55%” delle emissioni rispetto al 1990. Sebbene il Parlamento puntasse a una riduzione del 60%.
Nulla di fatto anche per un’altra richiesta del Parlamento. Non passa il principio di prevedere il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 per ogni singolo stato membro. L’obiettivo dovrà invece essere raggiunto collettivamente dall’Europa. Per quanto riguarda l’obiettivo per il 2030, i negoziatori hanno convenuto sulla necessità di dare priorità alle riduzioni delle emissioni rispetto agli assorbimenti. Al fine di garantire che da qui al 2030 siano compiuti sforzi sufficienti per ridurre e prevenire le emissioni, hanno introdotto un limite di 225 milioni di tonnellate di CO² equivalente al contributo degli assorbimenti all’obiettivo netto.
Hanno inoltre convenuto che l’Unione punterà ad aumentare il pozzo netto di assorbimento del carbonio entro il 2030. Tra gli altri elementi dell’accordo provvisorio figura l’istituzione di un comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici costituito da 15 esperti scientifici ad alto livello di cittadinanza diversa, con un massimo di due per Stato membro, per un mandato di quattro anni. Tale comitato indipendente avrà il compito, tra l’altro, di fornire consulenza scientifica e riferire in merito alle misure dell’Ue, agli obiettivi climatici e ai bilanci indicativi per i gas a effetto serra e alla loro coerenza con la legge europea sul clima e gli impegni internazionali dell’Ue nel quadro dell’accordo di Parigi.
I negoziatori hanno convenuto che la Commissione proporrà, se del caso, un obiettivo climatico intermedio per il 2040, al più tardi entro sei mesi dal primo bilancio globale effettuato nel quadro dell’accordo di Parigi. Nel contempo pubblicherà una previsione del bilancio indicativo dell’Unione per i gas a effetto serra per il periodo 2030-2050, unitamente alla metodologia sottostante utilizzata. Il bilancio è definito come il volume totale indicativo delle emissioni nette di gas a effetto serra (espresso in CO² equivalente e comprensivo di informazioni separate sulle emissioni e sugli assorbimenti) che si prevede saranno emesse nel periodo in questione senza compromettere gli impegni assunti dall’Unione nel quadro dell’accordo di Parigi.
I negoziatori hanno inoltre convenuto che la Commissione dialogherà con i comparti economici che sceglieranno, su base volontaria, di elaborare tabelle di marcia indicative per il conseguimento dell’obiettivo della neutralità climatica dell’Unione per il 2050. La Commissione monitorerà l’elaborazione di tali tabelle di marcia, agevolerà il dialogo a livello dell’Ue e condividerà le migliori pratiche tra i pertinenti portatori di interessi. L’accordo dovrà essere ora approvato dal Consiglio e dal Parlamento.
La Commissione europea ha adottato, poi, un primo insieme di criteri tecnici per la cosiddetta finanza verde. Cioè per individuare le attività economiche meritevoli di essere economicamente sostenute e premiate per la loro valenza ambientale. Rinviando però a giugno ogni decisione su gas e nucleare. I fari rimangono puntati sul vertice dei big mondiali. Biden dovrebbe presentare il nuovo obiettivo di taglio delle emissioni degli Usa. E grande attesa c’è per quel che dirà la Cina.