Tutti a scuola, al 100%, in presenza, fino alla fine dell’anno scolastico in corso dal prossimo 26 aprile, data fissata dal governo per l’avvio delle riaperture (leggi l’articolo). È l’obiettivo che si è dato il premier Mario Draghi, annunciato nel corso della conferenza stampa del 16 aprile scorso (qui il video) e ribadito anche ieri dal ministro della Salute, Roberto Speranza, secondo il quale “la Scuola è l’architrave della società e vogliamo che il più alto numero di ragazzi possa tornare in presenza per l’ultimo mese di lezioni. Il rischio c’è ma è, come ha detto Draghi, ragionato”.
“La strategia del governo prevede un utilizzo maggiore dei tamponi per individuare i contagi anche in ambito scolastico”, ha detto, invece, la ministra agli Affari regionali, Mariastella Gelmini, annunciando, sempre a proposito della ripartenza della scuola, che in settimana ci sarà “un tavolo con il ministro Bianchi, il ministro Giovannini e le Regioni” sul tema del trasporto pubblico locale, da potenziare in vista del ritorno in classe degli studenti.
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha infatti evidenziato la necessità di “rivedere in modo molto consistente gli orari di entrata ed uscita nelle scuole, alternative non ne esistono”. Sulla scuola, ha detto il governatore friulano, “c’è un limite fisico, perlomeno per quanto riguarda i trasporti, come ad nell’attesa dell’autobus. Non è una questione di soldi ma di mezzi perché per ordinarne di nuovi servono anni, non mesi”.
“Si possono fare con cautela riaperture graduali” ha detto il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, nel corso della conferenza stampa sull’andamento epidemiologico nel Paese. Serve poi “un monitoraggio che individui rapidamente segnali di aumento dei contagi”. Vediamo “segnali di discesa della curva ma anche un sovraffollamento” nelle strutture sanitarie, ha aggiunto Rezza.
“Il ministero della Salute – ha confermato questa mattina il segretario Cisl Scuola, Maddalena Gissi – sta valutando l’evidenza del test salivare per monitorare, attraverso gruppi di alunni, e prevenire l’eventuale contagio importando il ‘modello Lazio e Bolzano’ a Scuola un po’ in tutte le Regioni, ma sono queste ultime che hanno la competenza: e questo ci preoccupa, avremo ancora una volta una situazione a macchia di leopardo”. Gissi sottolinea come sia sbagliata la difformità tra territori che ha portato la dad a richiesta, per esempio, in Puglia. “Serve una presa di posizione di Regioni, Anci, Upi e Governo per garantire maggiore uniformità”, aggiunge.
“Noi siamo assolutamente favorevoli al rientro degli studenti in classe, ma per i trasporti la situazione è uguale” ha confermato, a Ommibus, il presidente nazionale dei presidi, Antonello Giannelli. “Non si tratta di una frenata. Anzi il ritorno in presenza – ha aggiunto – è stato da noi sempre auspicato. Si tratta più che altro di una riflessione di natura tecnica. Da un lato abbiamo una percentuale alta di personale vaccinato, il 75%, ma per quanto riguarda le problematiche siamo sempre lì. Una è il trasporto pubblico e inoltre è inutile nascondere che gli spazi sono sempre gli stessi. A questo aggiungiamo che il piano di tracciamento non riesce a decollare. Quindi qualche preoccupazione è lecito avercela. Io penso che sarebbe giusto lasciare alle scuole la possibilità di decidere quanti studenti possono andare”.
La situazione nella scuola.
Secondo i dati resi noti da Tuttoscuola, in presenza al momento ci sono 6 milioni e 850mila alunni, pari all”80,5% degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie. Restano in zona rossa Puglia, Sardegna e Val d’Aosta con 390 mila alunni in Dad, e la prossima settimana saranno ancora un milione e 657 mila quelli ancora a casa. Dei 6,8 milioni rientrati in classe, poco meno di 5,6 milioni sono bambini della scuola dell’infanzia e alunni del primo ciclo, compresi quelli che si trovano nelle tre regioni classificate “rosse”.