L’ex presidente del Senato Pietro Grasso in un’intervista al Fatto Quotidiano dice oggi che il vitalizio a Formigoni è un vulnus enorme. E chiede alla Corte Costituzionale di intervenire. Martedì scorso la Commissione Contenziosa del Senato ha restituito il vitalizio a Roberto Formigoni, a cui era stato tolto dopo la condanna definitiva per corruzione.
Pietro Grasso: “Il vitalizio a Formigoni è un vulnus enorme, intervenga la Consulta”
Secondo l’ente, presieduto dal forzista Giacomo Caliendo (che sarà titolare di vitalizio), non ha dunque effetto la norma voluta dall’ex presidente del Senato Pietro Grasso, che aveva eliminato il beneficio per i condannati. Anche Ottaviano Del Turco si è visto restituire l’assegno. Grasso va all’attacco: “Rilevo che in base all’autodichia non può un organo giurisdizionale come la Contenziosa annullare una delibera del Consiglio di presidenza, come ha fatto dando validità erga omnes alla sua decisione. È come se un tribunale potesse cancellare una legge ordinaria”.
“La Commissione mi ha meravigliato soprattutto da un punto di vista procedurale. Essa può decidere sul caso concreto o può sospendere la decisione e indicare al Consiglio di Presidenza la necessità di modificare la delibera, magari nel senso di riconoscere una minima ai casi di vera indigenza. Ma non può assolutamente annullare un provvedimento avente carattere generale come appunto la delibera del 2015”, dice Grasso.
Grasso e il vitalizio a Formigoni
Che poi affonda: “La circostanza di aver fatto valere erga omnes la decisione della Commissione Contenziosa di Caliendo, di aver dato ad essa carattere di esecutività come ha stabilito la presidente Casellati, dall’oggi al domani ha trasformato in carta straccia una norma che nella sua pienezza di poteri regolamentari, politici e parlamentari, il Senato si era data. E c’è un’altra considerazione da fare”. Ovvero: “Per motivare tutto ciò la commissione Contenziosa ha fatto ricorso alla legge sul reddito di cittadinanza”.
Grasso chiede quindi un ricorso alla Consulta: “Si possono addurre tutte le ragioni contrarie alla delibera del 2015. Ma il riferimento che si è fatto in motivazione a due ordinanze della Corte di Cassazione a sezioni riunite non ci sta. Se si va a leggere, anche lì viene riconosciuto il carattere particolare dell’indennità parlamentare da cui poi deriva come proiezione il vitalizio come era fino al 2011. L’indennità stabilita dall’articolo 69 della Costituzione non è una retribuzione, il mandato parlamentare non è assimilabile ad un rapporto di lavoro, per cui neanche la pensione cosiddetta lo è. Per questo il vitalizio può essere regolato dalle Camere in maniera assolutamente autonoma, a certe condizioni si può dire che quel diritto viene a cessare. Perché non è equiparata a una pensione normale”.