Si chiama Vitt ed è una sindrome denominata trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino (Vitt è l’acronimo inglese). Due studi appena pubblicati sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine ne parlano a proposito della vaccinazione con AstraZeneca, Johnson & Johnson e Pfizer-BioNTech, ovvero tre dei quattro vaccini contro il coronavirus Sars-CoV-2. Gli studi analizzano le complicazioni in undici soggetti tedeschi e austriaci e cinque norvegesi, prevalentemente donne.
Vitt: cos’è la trombosi venosa e cosa c’entrano i vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson
Il Corriere della Sera spiega oggi che i sintomi sono difficoltà respiratoria, dolore al petto, forte mal di testa, dolore addominale persistente, vista offuscata, vertigini e comparsa spontanea di lividi. Questi sintomi compaiono da 5 a 20 giorni dopo la vaccinazione e sembrano correlare la produzione di anticorpi nei confronti di una proteina prodotta dalle piastrine che si chiama FP4.
Questi auto-anticorpi patologici si legano a FP4, attivano le piastrine provocando una catena di eventi che portano alla trombosi. Sulla base di alcune importanti caratteristiche e della
probabile associazione col vaccino, questa sindrome è tata denominata trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino (Vitt è l’acronimo inglese). Si tratta quindi di una sindrome nuova, mediata da auto-anticorpi, molto diversa dalle classiche trombosi venose profonde. Che hanno altre cause e non aumentano il rischio di ammalarsi di Vitt.
A oggi, casi di trombosi con caratteristiche di Vitt sono stati riportati in diversi Paesi europei, ed Ema (l’Agenzia europea per i medicinali) ne ha suggerito il legame causale con il vaccino AstraZeneca. Anche Aifa (l’Agenzia italiana per il farmaco) ha sostenuto questa correlazione e ha proposto che in Italia il vaccino sia dato solo agli over 60.
La trombocitopenia e la sua terapia
Secondo le Scienziate per la Società, un gruppo di studiose di vertice che ha unito varie competenze per contribuire a risolvere problematiche sociali sulla base di evidenze scientifiche esiste una terapia per curare la trombocitopenia o Vitt. La terapia prevede l’infusione di immunoglobuline ed anticoagulanti non eparinici. L’eparina, che i medici di solito danno in questi casi, è invece dannosa. L’Fda americana martedì, nel sospendere Johnson&Johnson, ha messo in guardia: “La terapia per questa forma specifica di coagulazione del sangue è diversa da quella usata normalmente. Di solito viene usato l’anticoagulante eparina. In questa condizione, l’eparina potrebbe rivelarsi pericolosa”.
Due studi sul New England Journal of Medicine descrivono 11 casi in Germania e Austria e 5 in Norvegia. Alcuni, fra i primi pazienti trattati, hanno avuto eparina e trasfusioni di piastrine (altra
terapia non sempre indicata in questi casi). Con il tempo, i medici si sono resi conto che dovevano cambiare cura. Perché le terapie usate di solito non sono idonee? Lo spiega oggi Repubblica:
Le trombosi legate ai vaccini (per le quali è stato proposto il nome Vitt o vaccine induced immune thrombotic thrombocytopenia) hanno una combinazione di sintomi all’apparenza contraddittoria. Presenza di coaguli di sangue (i trombi) ma piastrine spesso vicine allo zero (proprio le piastrine sono responsabili della coagulazione del sangue). C’è solo un’altra forma di trombosi simile alla Vitt. Avviene in rarissimi casi nei pazienti che hanno ricevuto il farmaco eparina e sviluppano una reazione immunitaria anomala contro di essa.
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Il vaccino è legato alla trombosi venosa cerebrale?
In che modo il vaccino è legato alla trombosi venosa cerebrale? Questa è una domanda ancora senza risposta. Sappiamo solo che la trombosi dei vaccinati è molto simile a un’altra rara trombosi
causata dall’eparina. «Questo farmaco può legarsi a una proteina rilasciata dalle piastrine, che si chiama Pf4», ha detto Andrea Cossarizza, immunologo dell’università di Modena e Reggio Emilia a Repubblica. «Si scatena una reazione immunitaria che porta alla formazione di anticorpi contro Pf4».
Nel processo le cellule delle pareti dei vasi sanguigni si danneggiano e si formano trombi. «Qualche componente del vaccino svolge un ruolo simile all’eparina, sempre con la formazione di anticorpi anti Pf4, ma per ora non sappiamo quale sia la molecola responsabile». Come cura, si possono usare immunoglobuline e cortisonici. Ma già solo evitare terapie non appropriate può far scendere la mortalità al 5-10% dei casi».