“Ho scritto una letterina al catcaller, anzi al mentecattcaller”: comincia così la lettera di Luciana Littizzetto sul catcalling a Che tempo che fa, in cui l’attrice parla dei comportamenti sgradevoli generalmente posti in essere nei confronti delle donne da sconosciuti per strada. Ovvero le molestie consistenti in apprezzamenti più o meno volgari, fischi, gesti o versi rivolti nei riguardi della vittima nonché battute a sfondo sessuale, inseguimenti ed offese concernenti l’aspetto fisico.
Il video della lettera di Luciana Littizzetto sul catcalling a Che Tempo che fa
Lucianina va all’attacco sin dall’inizio della lettera nel video di Che tempo che fa: “Caro cretino, fischiatore solitario, vuvuzela fastidiosa che mi gridi ‘ciao zoccola’ mentre in pantaloncini corro al parco. Quale neurone ti fa credere che io ti dica ‘Ma grazie!’, ‘Ma come sei carino, quasi quasi te la do…”. Cosa ti dice quella palude di melma che sta tra le tue orecchie? Rendimi edotta, grandissimo minchione a sonagli, catalizzatore di tutti i miei vaffan… Credi che se fischi e urli io pensi ‘questo è l’uomo della mia vita’, cretino di un cretino?”.
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“Chi te l’ha insegnato? Non credo tua madre. Renzo non ha abbordato Lucia gridandole ‘ti sbatto come un polpo’. Leopardi non diceva ‘membri’ a Silvia, diceva ‘rimembri’. E alla fine di Via col Vento è Rossella che dice ‘Domani è un altro giorno’. E non dire: ‘è solo un complimento’, oppure dillo alla tua sposa all’altare. Io non passo il tempo a gridare ‘Ce l’ha un nome il tuo merlo?’. Io sono stanca di avere paura per colpa tua. Sono stanca sono stanca di essere in ansia se torno con l’ultimo treno. Sono stanca di stare al cellulare con mia figlia quando torna tardi la sera fino a quando non apre la porta di casa. Quindi per piacere amico porcone: la prossima volta che senti il bisogno di urlare schifezze, fallo rivolto alla luna e se non sai tener ferma la lingua lecca il muro. Cordialmente, Io e tantissime donne italiane”.