Prova a uscire dall’impasse Raffaele Volpi (nella foto), presidente del tanto conteso Copasir, l’organismo di vigilanza sui servizi segreti: dimissioni di massa per consentire “una ricomposizione dello stesso con cinque esponenti dell’opposizione, permettendo quindi tra essi la libera scelta del presidente”. Non solo, il leghista propone anche di lavorare a una modifica della legge sui Servizi segreti. Un’apertura dopo l’atteggiamento oltranzista degli ultimi giorni (leggi l’articolo): parole che vengono lette come uno spiraglio da FdI – che reclama giustamente lo scranno più alto del Copasir per Adolfo Urso – anche se ora la parola passa direttamente ai leader Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che non intrattengono rapporti proprio idilliaci.
Nella lettera indirizzata al segretario leghista, pubblicata ieri dal Corriere della sera, la leader dell’opposizione non usa giri di parole: “Il tuo ruolo nella nostra coalizione è centrale e questa è l’occasione per essere all’altezza della prospettiva di governo futuro, dimostrando rispetto per le norme e le istituzioni”, precisando anche che la vicenda della presidenza del Copasir non sia un problema tra Lega e FdI o una questione di poltrone, ma di “tenuta delle regole”.
Polemica la replica di Salvini: “Piuttosto che bloccare tutto per litigi e appetiti, meglio che si dimettano tutti”, afferma, tirando poi una sonora stoccata all’alleata: “Io mi occupo di riapertura, vaccini, rimborsi… Se poi se qualche poltrona interessa a qualcuno la lasciamo con tranquillità”. Un affondo a cui Meloni replica stizzita: “Se avessi voluto farne una questione di poltrone sarei andata al governo o comunque avrei aperto il tema di tutte le commissioni di garanzia, che per prassi vanno all’opposizione”. Sulla questione Copasir è insomma tutto un botta e risposta, un gioco al rilancio ma la situazione è chiara: l’unico che può risolvere la grana è lo stesso Salvini. Con un deciso passo indietro e non la solita melina.