Non ci sarà quella strana guerra tra il Tesoro e se stesso che il fondo BlueBell, ex socio del Monte dei Paschi, ha provato a scatenare chiedendo all’assemblea della banca senese di avviare un’azione di responsabilità (leggi il documento) per le perdite accumulate durante la gestione di Profumo e Viola, e poi con l’attuale Cda presieduto da Patrizia Grieco. Profumo è oggi Ad di Leonardo su designazione del Mef che ha respinto le azioni legali contro i propri manager, bocciate con la stessa percentuale di voti: 97,5%. I conti della banca però sono tutt’altro che da incorniciare.
Il bilancio d’esercizio 2020 di Mps si è chiuso con una perdita di 1,88 miliardi di euro e l’assemblea degli azionisti dovrà deliberare nuove misure di rafforzamento patrimoniale e ridurre il capitale sociale. Una situazione che accelera l’urgenza di un matrimonio con un partner industriale all’altezza di un salvataggio di queste dimensioni. Unicredit resta l’ipotesi più plausibile, ma anche Banco Bpm, Banca Bper e Unipol potrebbero essere in qualche modo della partita, se non del tutto alternativi aggregandosi tra loro.
Fatto sta che al Monte dei Paschi di Siena le ferite sono profonde e ieri prima dell’assemblea i sindacati si sono fatti sentire denunciando la persistenza del silenzio sul futuro della banca, del gruppo e dei suoi 21 mila dipendenti. In una nota unitaria hanno chiesto al governo Draghi di aprire una sede di confronto negoziale, utile a portare il contributo del sindacato verso una soluzione che consenta la stabilità e continuità aziendale di tutto il gruppo.
Da mesi – hanno ricordato le segreterie di coordinamento Mps Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – è stato chiesto allo Stato, azionista di maggioranza dal 2017, “di farsi garante del necessario e non più rinviabile percorso di normalizzazione e risanamento della banca attraverso un percorso che impegni il Ministero dell’economia a negoziare il superamento dei vincoli imposti dai regolatori europei, anche prolungando il termine di permanenza dello Stato nel capitale della banca sino all’effettivo rilancio del gruppo”.
I sindacati – hanno continuato – “hanno sempre sostenuto il ruolo determinante svolto dalle lavoratrici e dai lavoratori di Mps, che si sono spesi nella perdurante criticità aziendale per offrire un servizio essenziale al paese e sono consapevoli del ruolo di sostegno all’economia che la banca è chiamata a svolgere, soprattutto in questo periodo emergenziale”.