La destituzione d’imperio non è possibile nonostante l’attuale assetto del Copasir, a seguito della formazione dell’ampia maggioranza parlamentare di sostegno al governo Draghi, non corrisponda più alle previsioni recate dalla legge n. 124 del 2007 (leggi l’articolo): così ieri hanno risposto i presidenti di Camera e Senato Fico e Casellati investiti della questione Copasir dallo stesso presidente Raffaele Volpi (nella foto) – che da settimane non riunisce il Comitato che vigila sull’attività dei servizi segreti – e sollecitati dagli esponenti di FdI che giustamente rivendicano la presidenza.
Serve dunque un accordo fra le forze politiche, in quanto la norma in questione non attribuisce ai presidenti nessun potere in merito: non possono né imporre dimissioni, né revocare i componenti, né sciogliere o dichiarare l’organo decaduto e ritengono che “allo stato attuale il Comitato possa operare nella pienezza delle sue funzioni”.
La legge stabilisce che la guida spetti all’opposizione e all’epoca dell’elezione a presidente del leghista, nel settembre 2019 col Conte bis, la Lega era all’opposizione e ne disciplina la composizione al momento dell’insediamento – che è comunque sbilanciata visto che dei dieci parlamentari che lo compongono nove sono rappresentanti dei gruppi dell’attuale maggioranza ed uno solo dei gruppi di opposizione (Adolfo Urso di FdI che appunto avrebbe dovuto sostituire Volpi) mentre la rappresentanza dovrebbe essere paritaria – ma non regolamenta le situazioni sopravvenute come il caso in questione e non conferisce nessun potere d’intervento a soggetti istituzionali terzi, compresi i due presidenti che chiariscono anche che “il Copasir allo stato attuale può operare nella pienezza delle sue funzioni”.
Ergo: Volpi dovrebbe dimettersi motu proprio. “È intollerabile che il Copasir non si riunisca e si cerchi di bypassare le regole. Non ci sono dubbi che il Copasir spetti all’opposizione e non è una questione di poltrone. Questo diventa un precedente pericolosissimo”, sottolinea da giorni la leader dell’opposizione Giorgia Meloni. Si tratta di senso di opportunità politica ed istituzionale e di rispetto della legge, non di “poltrone” come le definisce il leader della Lega Matto Salvini, che però – guarda caso – quello scranno proprio non lo vuole mollare.
Per questo motivo FdI ieri ha invocato un intervento di moral suasion del Capo dello Stato Mattarella: “Lascia francamente scandalizzati la decisione dei presidenti di Camera e Senato di rimandare ad ‘accordi politici’ ciò che entrambi sanno essere previsto dalla legge, tanto che lo confermano esplicitamente, e che loro – secondo il principio di autodichia – sarebbero tenuti a far rispettare. Seppure non abbiano poteri ‘autoritativi’, come scrivono, infatti, permane il loro potere di indirizzo.
Invece Fico e Casellati decidono pilatescamente di non esercitare la loro autorità e consentono così che si violi una norma di garanzia a tutela della tenuta delle istituzioni”. Così, in una nota i capigruppo di FdI Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani, sentito il presidente Meloni. “Ancora più incomprensibile è l’affermazione finale contenuta nella missiva dei due presidenti, secondo i quali l’organo potrebbe intanto operare anche in contrasto con la legge.
Ci aspettiamo un intervento di moral suasion del presidente della Repubblica Mattarella e attendiamo di vedere cosa diranno i rappresentanti dei partiti negli uffici di presidenza, se vorranno rendersi complici di una violazione delle norme che non ha precedenti o se preferiranno, come speriamo, ricordare che le regole valgono per tutti e sono a garanzia di tutti”.