Esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa per i salvataggi. Ieri a Tripoli, nel corso del bilaterale con il primo ministro libico Abdulhamid Dabaiba, Mario Draghi ha plaudito allo stesso operato della Guardia costiera tripolina, oltre a sottolineare le grandi occasioni di affari comuni tra una sponda e l’altra del Mediterraneo.
Parole pronunciate ignorando completamente quanto denunciato appena due settimane fa all’Onu dai membri della missione delle stesse Nazioni Unite, che in un dettagliato rapporto hanno confermato che l’embargo sulle armi è stato un sostanziale fallimento e le milizie, affiliate ai vari ministeri, continuano a gestire ogni genere di affare illecito, compreso lo sfruttamento degli esseri umani, battendo su campi di detenzione tristemente simili ai lager, sulle violenze e le diverse forme di abuso, oltre che sul ruolo opaco svolto proprio dalla Guardia costiera, come del resto emerso sia nel traffico di esseri umani che nel caso dei pescatori siciliani arrestati.
LA VISITA. Il fronte umanitario non è sembrato essere la priorità per Supermario In linea del resto con quei memorandum con la Libia voluti dall’allora ministro dell’interno dem Marco Minniti, che hanno portato l’Italia a chiudere gli occhi davanti alle torture pur di frenare le partenze dei migranti. “Stabilizzare la Libia significa mettere in sicurezza le nostre coste, offrire nuove opportunità di sviluppo alle nostre imprese e garantire pace a un popolo che chiede e cerca la strada della democrazia”, gli ha fatto eco il ministro degli esteri Luigi Di Maio.
E i migranti? E le carceri libiche dove vengono detenuti in condizioni disumane quanti sperano in una vita migliore in Europa? Nessuno ne parla. Ci sono altri obiettivi. Come ai tempi delle pacche sulle spalle e dei sorrisi tra Silvio Berlusconi e Gheddafi. Tanto che il premier libico ha affermato che “una delle questioni più importanti da riattivare è l’accordo di amicizia del 2008, a cominciare dalla costruzione dell’autostrada”. “Il momento è unico per ricostruire quella che è stata un’antica amicizia”, ha ribattuto Draghi.
LE REAZIONI. Cori di giubilo dalle diverse forze politiche e da parte di pezzi importanti del mondo imprenditoriale, petrolieri in primis. “La visita di Draghi in Libia è il gesto della svolta”, ha dichiarato Matteo Renzi. “Chi fu il promotore del trattato di amicizia tra Italia e Libia, con conseguenze positive per il nostro Paese sotto il profilo della pace nel Mediterraneo, dell’approvvigionamento energetico e del blocco del traffico di clandestini? Ovviamente Silvio Berlusconi. I cui meriti nella politica internazionale dovranno essere ampiamente celebrati”, si è spinto oltre Maurizio Gasparri.
Ma qualcuno, a sinistra e non solo, che non vuole continuare a ignorare l’orrore dei centri di detenzione c’è. “Draghi esprime soddisfazione per il lavoro della Libia sui salvataggi? Evidentemente gli sfugge la differenza tra salvataggio e cattura”, ha affermato il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. Una vicenda che spacca lo stesso Pd. Con critiche mosse dall’eurodepitato dem Pierfrancesco Majorino, da Matteo Orfini e Laura Boldrini, oltre che da Leu.
“Il premier – ha sostenuto Raffaele Trano, de L’Alternativa C’è – aveva una grande occasione e l’ha persa. A differenza dei suoi predecessori, avrebbe potuto chiedere di visitare uno dei campi di prigionia”. Le varie inchieste non sono bastate per compiere tale passo.