Dopo il weekend di Pasqua di profondo rosso per tutta la penisola, da oggi l’Italia torna bicolore tingendosi anche di arancione. Ma non è l’unica novità di queste ore. Perché cambiano tonalità e passano proprio tra le arancioni Veneto, Marche e Provincia di Trento. Da oggi, quindi, saranno nove in tutto le regioni rosse e undici quelle arancioni.
BICOLOUR. A vedere confermato il rosso a causa dell’incidenza superiore a 250 casi per 100 mila abitanti sono Valle d’Aosta (380), Piemonte (337), Friuli Venezia Giulia (331), Puglia (318), Emilia-Romagna (297), Lombardia (268), Toscana (260). Ci sono poi due Regioni che resteranno nella zona con più restrizioni almeno per altre due settimane a causa dell’Rt, l’indice di contagio, superiore a 1,25 questa settimana o quella passata. Si tratta di Calabria e Campania.
Le regioni in zona arancione sono invece Sicilia, Sardegna, Basilicata, Molise, Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria, Liguria, Veneto, più le Province autonome di Trento e Bolzano. Per quanto riguarda la scuola, torna a suonare la campanella dal vivo da domani per tutti gli istituti dall’infanzia alla prima media (leggi l’articolo). Saranno, quindi, in presenza e non ci sarà possibilità di appello a questo provvedimento stabilito dal governo. Si può desumere che il 3-6 anni, la scuola primaria e la prima media inferiore saranno in classe in tutta Italia fino alla fine dell’anno scolastico. Ci sono ovviamente delle distinzioni da fare.
In zona gialla e arancione, possono frequentare la scuola in presenza tutti gli alunni fino alla Terza media. Agli istituti superiori resta la didattica a distanza (DAD) al 50 per cento (possibile fino al 75 per cento). In alcuni casi i presidenti di Regione, in passato, hanno imposto limiti più stringenti. A proposito dell’obbligo di presenza, l’ultimo Decreto Covid dice che il governo potrebbe adottare misure che allentano le restrizioni: “L’obiettivo è quello di riportare in presenza tutti gli studenti”.
Ma non solo: “Dal 7 aprile al 30 aprile è assicurato in presenza sull’intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi per l’infanzia dell’attività scolastica e didattica dell’infanzia, della scuola primaria e del primo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado”. Decisivo il passaggio in cui si legge che “la disposizione non può essere derogata da provvedimenti dei presidenti delle Regioni e delle province autonome”. Ciò significa che asili, scuole elementari e prima media restano aperte.
Ma non è tutto. La novità potrebbe infatti riguardare il calendario delle riaperture a livello nazionale. Dopo il pressing delle Regioni, infatti, il Governo starebbe valutando di anticipare di dieci giorni, rispetto al termine inizialmente fissato al 30 aprile, un possibile allentamento delle restrizioni. La data da memorizzare è quella del 20 aprile. Quando potrebbero ripartire anche bar, ristoranti, cinema e teatri, ma anche parrucchieri e centri estetici in zona rossa e a seguire palestre e piscine. È questa, infatti, la data fissata dall’Esecutivo guidato da Mario Draghi per analizzare l’andamento dei contagi da Covid 19 e decidere quali settori possono programmare le riaperture. Se ne parlerà nel corso della riunione della cabina di regia che potrebbe essere convocata proprio oggi.
Il decreto in vigore dal 7 aprile prevede, d’altra parte che “in ragione dell’andamento dell’epidemia, nonché dello stato di attuazione del Piano strategico nazionale dei vaccini con particolare riferimento alle persone anziane e alle persone fragili, con deliberazione del Consiglio dei ministri, sono possibili determinazioni in deroga al primo periodo e possono essere modificate le misure stabilite dal provvedimento”. Vuol dire che si terrà conto dei dati dei contagi, della tenuta delle strutture sanitarie, ma anche il numero delle persone che sono state vaccinate.
Di conseguenza le Regioni vanno in pressing per smuovere i tempi delle riaperture ed avere certezze. Giovedì, quando incontreranno il premier Draghi in merito al Recovery Fund e i ministri nella Conferenza Stato-Regioni, i presidenti si presenteranno con una sintesi che ruoterà intorno a una data, il 20 aprile, e un parametro, i contagi in calo, affinché siano date “prospettive” a quelle attività che sono state costrette ad abbassare le saracinesche ormai da diversi mesi.