di Nicoletta Appignani
I tagli nella Pubblica Amministrazione non risparmiano niente e nessuno, neanche la sicurezza dei cittadini. Una spending review che paradossalmente riempie le tasche della criminalità organizzata, come accade per esempio nella provincia di Caserta, territorio da sempre preda della Camorra. E dove, in alcuni giorni, la Polizia di Stato non riesce neppure a garantire i servizi base di controllo del territorio per mancanza di autovetture. È successo davvero, nel Commissariato di Marcianise, dieci chilometri a sud del capoluogo: per garantire un’unica volante nella settimana di ferragosto è stato necessario dirottare una macchina dalla vicina Questura di Benevento.
I rapporti
Non solo. Il problema è anche la carenza di poliziotti: a Roma, una città in continua espansione, l’organico dei commissariati negli ultimi 10 anni è diminuito di circa il 30%. Così il V Municipio, con quartieri come quello di San Basilio – quello dove lo scorso giugno una lite per il traffico ha avuto come conseguenza un morto, un ferito e un assalto all’ambulanza – può contare su un poliziotto ogni 1402 abitanti. E ancora, nel Municipio di Ostia, territorio dei clan mafiosi finiti nel mirino della magistratura solo lo scorso luglio, il rapporto è di un agente ogni 2302 abitanti. Che dire poi dei poliziotti di quartiere? L’iniziativa del ministero dell’Interno era partita nel dicembre del 2002 in 28 province e in seguito era stata estesa a tutto il territorio nazionale. Oggi a Firenze dei 20 uomini iniziali ne sono rimasti 6, compreso l’ispettore responsabile. Ma l’istituzione del poliziotto di quartiere ha contribuito nel frattempo alla riduzione degli uomini in servizio sulle volanti, dirottando personale, mentre il numero di agenti sulle pantere è pian piano scemato negli anni per mancanza di turn over e invecchiamento degli operatori. Con l’ultimo paradosso: se anche oggi, per assurdo, si trovassero più poliziotti disponibili, non ci sarebbero le auto da mettere a disposizione. La situazione del capoluogo toscano, infatti, non è positiva neanche per quanto riguarda le volanti: 4 quelle disponibili, 15 quelle ferme. Già, perché spesso le auto mandate in riparazione, soprattutto nella Capitale, poi non tornano più per mancanza di fondi. “Per questo motivo capita che il collega spenda i propri soldi per ripararla senza dire nulla in ufficio, anche con il rischio della disciplina – è la denuncia di Felice Romano, Segretario Generale del Siulp, il Sindacato italiano dei lavoratori della Polizia di Stato -. Ma questo bisogna fare se si vogliono effettuare operazioni come quelle del litorale romano”. Situazione analoga a Torino, dove circa il 40% circa delle autovetture è fermo per incidenti o malfunzionamenti.
Percezione dell’insicurezza
Ma le follie dei tagli selvaggi sono anche altre. Ad esempio la divisione delle città per zone di competenza tra le varie forze dell’ordine. “Pronto, polizia? Qualcuno sta cercando di entrare in casa”. Peccato che il quartiere della persona che sta denunciando il fatto quel giorno sia di competenza dei carabinieri. E allora il cittadino che fa? Nella migliore delle ipotesi attacca repentinamente e chiama il 112. Oppure, preso del panico, si accanisce contro l’operatore. E intanto il tempo scorre.
“Il rischio è che in questo giro di telefonate il ladro nel frattempo entri nell’abitazione – spiega Felice Romano – ed è chiaro che nei cittadini aumenta la percezione di insicurezza”. E non si tratta di episodi sporadici: in Italia, infatti, viene commesso un reato ogni 5 secondi. Mentre la Polizia di Stato risponde a una chiamata ogni 3 secondi. Cittadini che chiedono aiuto e che rischiano di diventare vittime della carenza di organico e di volanti. A Napoli per esempio, dove i clan di Scampia e Secondigliano si uccidono per il controllo dei territori di spaccio dei stupefacenti, il rapporto è di 1 poliziotto ogni 750 persone circa. Con una volante a disposizione ogni 158 mila abitanti. Numeri che fanno paura, questi. A tutti, tranne che alla criminalità.