La premessa ovviamente è che il dossier Roma lo segue direttamente il segretario Enrico Letta ma la sua vice, Irene Tinagli, non nasconde che il suo candidato ideale per la sfida al Campidoglio sarebbe il leader di Azione Carlo Calenda, a cui ieri ha riservato grandi elogi. “Credo che Carlo Calenda abbia l’energia, la capacità il metodo per poter affrontare una sfida del genere, è chiaro che dobbiamo trovare le modalità per creare una alleanza che consenta questo tipo di percorso” afferma la parlamentare europea nel corso di un dibattito online organizzato da Linkiesta.it, aggiungendo che “Le primarie, coma ha ribadito Letta, possono essere uno strumento valido e possono essere utili. Mi auguro che con Calenda, che conosco e stimo da più di dieci anni, si possa individuare una forma di dialogo costruttivo”.
Precisazione dovuta, certo. Peccato che il diretto interessato di primarie non voglia proprio sentir parlare, come del resto sostiene da tempo a ogni piè sospinto e non ha mancato di ribadire allo stesso segretario del Pd nel corso del loro incontro vis à vis del 18 marzo. “Non sono contrario alle primarie ma le ritengo inopportune e difficili in queste circostanze” twittava qualche giorno fa il leader di Azione che ieri ha incassato anche l’ennesimo endorsement di Italia Viva (“sarebbe uno straordinario e bravissimo sindaco di Roma”, ha affermato il sottosegretario Ivan Scalfarotto).
Ieri però Calenda alla solita critica al metodo delle primarie Calenda ha sommato una punta d’irritazione: “Con Letta ci sentiamo, sta facendo bene. Non ho la più vaga idea se mi sosterranno o meno, da 6 mesi sono in campo e sento parlare di primarie. Io ho iniziato a parlare di contenuti, mi sono rotto di aspettare”. Toni non proprio concilianti, tanto che la stessa Tinagli in serata ha dovuto correggere il tiro e moderare l’entusiasmo dimostrato poche ore prima per il suo ex compagno di partito (entrambi provengono dalla fallimentare esperienza di Scelta Civica di Mario Monti): “Mi dispiace molto leggere le dichiarazioni di Carlo Calenda sul Pd e sul suo segretario. Carlo sa quanto io lo stimi e quanto ci tenga ad avere un dialogo positivo, ma il dialogo si deve basare sul rispetto reciproco non solo a livello personale ma anche delle rispettive comunità”.
E ancora: “Come ho detto che sarebbe un bravo amministratore ed è stato un ottimo ministro nei governi presieduti dal Pd, dico che deve rispettare la comunità del Partito Democratico. Una grande forza politica che discute al proprio interno e che sulle amministrative sta lavorando per trovare la sintesi migliore, per la coalizione di centrosinistra e soprattutto per i cittadini delle città che andranno al voto”.
In tutto ciò il “povero” Roberto Gualtieri – mai citato dalla vice segretaria dem e poco sponsorizzato pure dal segretario stesso – che giovedì ha sondato la disponibilità della candidatura a sindaco della Capitale del presidente del Parlamento europeo David Sassoli (che ha declinato l’offerta) – ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 ha dovuto fare il vago: “Candidarmi a Roma? Lo vedremo a breve, il segretario Letta sta facendo un lavoro importante di rilancio del partito e di costruzione di una larga coalizione. Apriremo il dossier Roma dopo Pasqua e troveremo la soluzione più efficace, sono lusingato che in tanti mi abbiano chiesto di impegnarmi e sto prendendo in seria considerazione la cosa. Non temo né Calenda né la Raggi, penso che le primarie siano uno strumento utile e chi ci si sottrae sbaglia”. Ogni riferimento è puramente voluto.