Salvini ci riprova e ricomincia il giochino già provato in passato con qualche risultato non disprezzabile per l’elettorato di riferimento. Ottenuti posti e onori nel governo, accetta passivamente la chiusura di Draghi salvo rialzare la capoccetta proprio in chiusura del lockdown e ridiventa aperturista “dopo Pasqua”.
Matteo di lotta minaccia il Salvini di governo
Ma se il giochetto gli veniva bene quando era all’opposizione ora non gli funziona più perché appunto sta nell’esecutivo e ci si accorge del “Salvini di lotta e di governo” che non incanta più nessuno. In genere questa bassa strategia è messa in pratica da partiti populisti sia di sinistra che di destra, ma alla lunga non solo non porta risultati, ma finisce con irritare tutto l’elettorato. Dunque meglio la Meloni che almeno è rimasta coerente per tutta la legislatura mentre la Lega si è fatta addirittura due governi su tre dando contezza del fatto che l’unica cosa che interessa a Salvini non è il programma, ma il potere fine a sé stesso qualunque esso sia.
Ne è prova provata il fatto che nel governo Draghi ha ribaltato completamente il suo antico credo anti –Ue, anti banche, anti sistema e financo anti – migranti. Per tacere appunto delle sommosse popolari che ha provocato per il lockdown di Conte a Napoli, Milano, Torino e Roma. Ora il Salvini furioso è divenuto un mite agnellino pro lockdown. Non una parola sulla figuraccia fatta sul decreto ristoro che prende in giro commercianti e partite iva. Ma l’elettorato – insieme alla Rete – ha una memoria d’elefante e la fine che ha fatto Matteo Renzi gli dovrebbe insegnare qualcosa.
Draghi mette a cuccia il Capitano: si riapre solo in sicurezza
Ma lui ora ci riprova timidamente sentendo l’odore dell’agnello pasquale con l’uovo e la colomba comincia a cercare di fare il doppio gioco contestando nelle piazze il governo di cui fa parte. E veramente deve fare attenzione alla sua destra perché, come il Movimento Cinque Stelle rischia di perdere il suo elettorato di riferimento, così lo rischia di fare Matteo Salvini con il suo, visto il tradimento a trecentosessanta gradi che è riuscito a compiere nella Lega da “Roma ladrona” a “Vesuvio lavali col fuoco”.
E neppure regge l’accorato appello all’amico Vladimir Putin per l’adozione del vaccino Sputnik. Che tra l’altro non ha ancora l’autorizzazione e neppure e prodotato in quantità sufficienti per la Russia. Figuriamoci altrove. Ma intanto per andare di nuovo contro l’Europa è utile anche lui.