di Angelo Perfetti
“Ci sono molti modi per far cadere un governo. Tra questi anche eventuali irresponsabili tentativi di rendere più lassista la legislazione in materia di immigrazione”. Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri a muso duto contro ilo ministro Kyenge, che ha parlato di ‘’rivisitazione della legge Bossi-Fini” per la quale “ci sono diverse aperture da parte di diversi gruppi politici per andare verso una riforma’’. E così anche l’immigrazione, dopo la riforma della giustizia, la riforma elettorale e l’Imu, diventa materia per far traballare un governo ormai talmente shakerato da essere pronto per essere servito alle urne.
Botta e risposta
“La Kyenge continua a seminare demagogia andando peraltro fuori dai suoi limitatissimi compiti – ha tuonato Gasparri -. Eviti di contribuire alla
confusione. Dobbiamo rafforzare il controllo delle frontiere per respingere i clandestini ed esigere il coinvolgimento internazionale per i profughi”.
Immediata la replica della sinistra progressista, affidata a Pippo Civati, deputato e candidato alla segreteria del Pd: “È incredibile come la destra reagisca
quando si tratta di immigrazione. Solo Berlusconi e i suoi problemi giudiziari rendono cosi’ sensibili gli esponenti del
Pdl. Gasparri dice che se si discute la Bossi-Fini -come Kyenge ha giustamente proposto – potrebbe cadere il governo. A proposito di tabù e di riflessi condizionati, che impediscono al Paese di cambiare”.
La proposta del ministro
’’Abbiamo parlato per tanti giorni – ha detto la Kyenge – di sbarchi e di accoglienza. Penso che il punto sul quale dobbiamo concentrare la nostra attenzione è anche un altro: le cause di questi sbarchi. La possibilità di tornare a parlare di diritti umani, del sostegno che l’Italia, altri Paesi e la Comunità
internazionale devono avviare in maniera diffusa”. «Il percorso – ha aggiunto riferendosi alla chiusure prospettate dall’ex ministro Prestigiacomo che aveva parlato di “una buona legge, ed è all’Europa che bisogna guardare per l’emergenza immigrazione” – si fa anche con chi la pensa diversamente e quindi ci sarà la possibilità di sedersi tutti allo stesso tavolo dove ognuno di noi può dire la sua e dove, come per il percorso che è stato avviato per la cittadinanza che felicemente sta andando avanti mettendo a confronto tutte le opinioni e tutte le forze politiche. Lo stesso – ha concluso la Kyenge – si deve fare con la legge Bossi-Fin”.
L’emergenza Cie
Il dibattito sull’immigrazione è ancora più d’attualità dopo la rivolta e la morte di uno degli immigrati trattenuti nel Cie (Centro di Identificazione ed Espulsione) di Isola Capo Rizzuto. “Il ministro degli Interni faccia al più presto chiarezza – ha detto la Bindi (Pd) -. È tempo di uscire dalle logiche emergenziali e da un approccio solo repressivo del fenomeno dell’immigrazione con una revisione della Legge Bossi Fini, come auspica anche oggi il ministro Kyenge, che tra l’altro cancelli la vergogna degli attuali centri di detenzione e identificazione. E anche su questa difficile frontiera di convivenza con il resto del mondo la Calabria non puo’ restare sola”.
La sortita dei radicali
“Aprire il dibattito circa la modifica della legge Bossi-Fini è un atto di responsabilita’ da parte del ministro Kyenge – afferma il radicale Staderini – superare quelle norme fallimentari è questione che Governo e Parlamento non posso eludere, anche alla luce dell’imminente spinta migratoria dal Nord Africa. Sulla possibilità, pero’, che le aperture di questi giorni siano adeguate all’obiettivo in assenza di una
mobilitazione popolare mantengo i miei forti dubbi”. Poi l’invito: “Se il Ministro Kyenge desse l’esempio firmando i referendum sarebbe possibile raggiungere l’obiettivo delle 500mila firme”.