Balle. Abbiamo scherzato. Era tutta una grande fake news. Non è vero che il condono delle vecchie cartelle fino a 5mila euro datate 2000-2010 previsto dal decreto Sostegni riguarda solo vecchi crediti ormai inesigibili. Eppure così aveva detto la Lega. Così aveva blaterato Forza Italia. Così avevano raccontato da Italia viva e dal Pd.
Altro che cartelle inesigibili: il condono ci costerà 666 milioni
Addirittura così aveva scritto su Facebook la pentastellata Laura Castelli: “Sulla pulizia del magazzino fiscale dobbiamo fermare le fake news che qualcuno usa per dire che ha vinto, e
altri per dire che si tratta di un condono. L’ideologia, su certi temi, andrebbe messa da parte”, aveva tuonato. E invece alla fine a raccontare fake news non era chi parlava di condono.
Come ricostruito ieri dal Fatto Quotidiano che è partito dalla relazione tecnica al provvedimento, la vulgata con cui le forze politiche favorevoli allo stralcio di quelle pendenze fiscali hanno giustificato l’operazione – ridimensionata con la mediazione del ministro Daniele Franco – è smentita proprio dalla relazione tecnica del provvedimento appena pubblicato in Gazzetta ufficiale.
Andiamo allora a leggere cosa si dice nella fatidica relazione tecnica. Lì si spiega che la cancellazione costerà alle casse dello Stato 666,3 milioni di cui 451 legati al fatto che al macero andranno anche debiti che i contribuenti stanno già pagando a rate (dopo aver aderito alla Rottamazione ter o al saldo e stralcio del governo gialloverde) o su cui comunque è “ancora in essere un’aspettativa di riscossione“. Chiaro il messaggio che questo invia a chi salda puntualmente il dovuto. Non solo: la diretta conseguenza è che il provvedimento non scalfisce la montagna di cartelle davvero impossibili da riscuotere che ingolfa il magazzino dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Ora la vera partita è la riforma che, modificando il meccanismo di discarico dei crediti non riscossi, dovrebbe come ha annunciato Draghi rendere “più efficiente” la lotta all’evasione.
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Erano tutte balle di Lega e Forza Italia
Né è servito a molto il lavoro di “rivoluzione” dal passaggio dalla bozza al testo definitivo. Rispetto alla versione iniziale, infatti, le cartelle automaticamente stralciate scendono da 61 a 16 milioni soprattutto per effetto della riduzione dell’orizzonte temporale, che nelle bozze pre consiglio dei ministri arrivava fino al 2015 cancellando anche ruoli relativamente recenti. Così il costo per le casse pubbliche scende rispetto ai 930 milioni precedenti. Scarsissimo invece l’impatto dell’altro paletto fissato venerdì, il tetto di 30mila euro di reddito Irpef: taglierà fuori solo il
17% dei contribuenti con arretrati fiscali che ricadono negli altri parametri.
Il motivo? In base agli ultimi dati del Dipartimento delle Finanze, il reddito medio dichiarato al fisco dalle persone fisiche supera di poco i 33mila euro. Non c’è da sorprendersi, d’altronde, se si considera che parliamo del Paese in cui regna evasione fiscale e lavoro nero. In questo quadro ciò che emerge è che l’unico ad aver chiaramente parlato di “condono” è stato Mario Draghi. Sarà perché è un tecnico, sarà perché non ha bisogno di collezionare voti, sarà per qualsiasi altro motivo, certo è che il presidente del Consiglio ha dato quantomeno una lezione di onestà ai suoi colleghi che, costretti a doversi trincerare dietro a slogan e – queste sì – fake news, si riducono solo a collezionare figuracce nel momento in cui vengono smentiti dai fatti. O, come in questo caso, dalle relazioni tecniche allegate ai provvedimenti.