Braccia tese, slogan fascisti e anche una bandiera con un simbolo neofascista a coprire una bara. Sabato scorso, attorno alla chiesa di Sant’Ippolito, nella zona del Nomentano, a Roma, è andato tristemente in scena l’ennesimo spettacolo che i nostalgici sono soliti dare ogni volta che ne hanno occasione: uno spettacolo fascista.
L’apologia del fascismo è un reato, quello che alcuni esaltano è l’esaltazione di un crimine, eppure a distanza di oltre 75 anni dalla caduta del regime e in una città che in quegli anni ha subito troppi lutti, con l’Italia già più volte vittima di trame nere, anche un funerale diventa strumento per operazioni revisioniste. Un caso che ha destato scandalo e su cui sta indagando la Digos.
IL CASO. Al termine del funerale di un militante di destra, sulla cui identità viene mantenuta riservatezza, mentre il feretro veniva fatto scendere dalla scalinata della parrocchia, come se fossimo ancora in pieno ventennio un gruppo di persone, rigorosamente vestite di nero e ben schierate, si è esibito nel saluto romano. La bara era avvolta da una bandiera con un simbolo neofascista. Non è mancato il “Boia chi molla è il grido di battaglia”.
Tanto per rispolverare pure quella drammatica pagina della storia del Paese rappresentata dai moti di Reggio, ancora densa di misteri su affari e legami tra estremisti neri e criminalità organizzata calabrese. E non sono mancati neppure i soliti “Presente” e “Digos boia”. Tutto come già accaduto in altre cerimonie funebri e appunto in ogni occasione utile. Quanto si è verificato nella stessa Roma nei mesi scorsi, quando l’estrema destra ha cercato visibilità aizzando le folle contro le restrizioni imposte per far fronte all’emergenza coronavirus e sfruttando la disperazione dei commercianti costretti a chiudere per impedire l’aumento dei contagi, ne è un esempio.
A far partire le indagini sono state le segnalazioni di diversi residenti nella zona, comprensibilmente sdegnati e sconcertati davanti all’accaduto, che hanno chiamato anche il numero unico di emergenza. Scene fotografate e filmate con gli smartphone. Un materiale che ha fatto il giro dei social network, innescando una catena di commenti spesso di segno opposto, ma ora utile agli investigatori della Digos, che hanno identificato diverse persone, a quanto pare vicine ai movimenti di estrema destra di CasaPound e Forza Nuova, per cui ora si profila una denuncia per apologia del fascismo.
LE REAZIONI. Nessun problema come sempre durante la cerimonia religiosa e poi il solito show neofascista all’esterno della chiesa. Abbastanza per sollevare sdegno anche da parte dei pubblici amministratori capitolini, che non potevano non ritenere quanto accaduto un insulto alla stessa città di Roma, che tanto ha sofferto durante il fascismo.
“E’ inaccettabile quanto avvenuto sabato scorso nei pressi di piazza Bologna a Roma. Cori fascisti e saluti romani dopo un funerale: addirittura la bara avvolta in una bandiera con la croce celtica. E’ un’immagine vergognosa: Roma è e sarà sempre antifascista”, ha twittato la sindaca pentastellata Virginia Raggi, che davanti all’estrema destra non ha mai arretrato. A farle eco il minisindaco Francesco Del Bello, presidente del Municipio II: “Sono immagini che non dovremmo vedere mai più. Condanno fermamente quanto avvenuto”. “Non si tratta di farne una questione di contrapposizione politica – ha aggiunto – parliamo di un reato, di apologia di fascismo”.