La classifica delle dosi parla chiaro: le Regioni in ritardo nel piano di vaccinazione sono tutte di centrodestra. Per questo il governo Draghi deve sbrigarsi. E mentre annuncia per vaccinare l’80% degli italiani entro settembre dovrebbe anche preoccuparsi di chi i vaccini deve somministrarli. E pensare meno alle photo opportnuty come quella di ieri, che ha visto il generale Francesco Paolo Figliuolo e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio vaccinarsi (con AstraZeneca).
Piano vaccini: le regioni in ritardo sono tutte di centrodestra
Più modestamente, il commissario straordinario ha annunciato di voler arrivare a 500mila vaccinazioni al giorno a fine aprile. Attualmente, spiega oggi Il Fatto Quotidiano, le dosi somministrate (fra prime e seconde) sono l’80,2% di quelle consegnate, ovvero 7,676 milioni su 9,577. Ma il ritmo di vaccinazione dei cittadini è diverso da regione a regione e cambia anche per le province autonome. Quella di Bolzano ha vaccinato l’89,1% degli aventi diritto. La Sardegna amministrata dal governatore Christian Solinas è al 68,1%. L’isola è la più indietro con le vaccinazioni degli over 80 mentre Trento e Bolzano hanno completato il ciclo degli ultraottantenni per il 30% e Basilicata, Campania e Lazio sono oltre il 20.
Nella classifica delle regioni in ritardo sulle vaccinazioni dopo la Sardegna c’è la Calabria che è al 69,4%, poi la Liguria al 70,2%, la Lombardia al 77,4%, la Sicilia al 79,1% l’Umbria al 79,8% e il Friuli-Venezia Giulia al 79,8%. Sopra la media ci sono le regioni come la Basilicata. Nelle vaccinazioni dei più anziani, secondo la Fondazione Gimbe, le ultime in classifica sono Sicilia (due dosi al 10,6% degli over 80 e una al 29,9%), Lombardia (10,2% e 29,1), Abruzzo (8,8% e 36,2%). Poi c’è la Puglia (8,4% e 36,7%), malissimo Calabria (6,9% e 33,3%), Toscana (51,1% e 22,3%) e ancora la Sardegna (2,6% e 26,9%).
“Ci sono regioni che hanno avuto problemi organizzativi che stanno risolvendo. Ci stiamo mettendo d’accordo con i presidenti regionali”, ha detto ieri Figliuolo. Quanto alle rinunce AstraZeneca: “Un meno 20% da qualche regione, altre il 10 e alcune come il Lazio nessuna, con un differenziale intorno allo zero”. E ancora: “Abbiamo avuto una battuta d’arresto – ha sottolineato- che già da ieri stiamo recuperando. A ieri sera avevamo oltre 150mila vaccinazioni e con gli inserimenti di fine serata supereremo questa soglia. Per fine mese ci aspettiamo circa 7 milioni e mezzo di vaccini a fronte dei 6 milioni e mezzo circa di gennaio e febbraio.
Tutti i ritardi delle Regioni nel piano di vaccinazione del governo
Un esempio paradigmatico di quello che accade nelle regioni è quanto successo ieri a Cremona. A causa di un errore di gestione sul sistema di Aria, la società di Regione Lombardia, l’hub vaccinale di Cremona, in fiera, si è ritrovato praticamente deserto. Medici, infermieri e volontari tutti mobilitati per garantire il numero di dosi programmato e solo 80 utenti presenti invece degli attesi 600. Così, a fronte di un buco di 500 prenotazioni, l’Asst ha iniziato a chiamare direttamente le persone e i sindaci di Cremona e dei Comuni limitrofi affinché provvedessero ad inviare una lista di persone da contattare. Obiettivo: evitare di sprecare anche una sola dose di vaccino.
Ma il tam tam subito scatenatosi fra i canali istituzionali e soprattutto sui social ha in poco tempo creato il problema contrario. Troppe persone si sono presentate all’ingresso del polo. Tanto che con il rischio caos fin troppo evidente, è stata di nuovo la stessa Asst a rilanciare un nuovo appello: “Non venite qui, aspettate di essere chiamati. Continueremo a vaccinare le persone nelle categorie previste da questa fase del Piano vaccinale e quindi over 80, insegnanti, forze dell’ordine, personale sanitario ed extraospedaliero. Presentandosi di propria volontà si contribuisce alla creazione di file e di affollamento”.