Enrico Letta è alle prese con una nuova grana interna al Partito democratico, quella dei capigruppo in Parlamento. Che il capogruppo dem a Palazzo Madama Andrea Marcucci sia legato a Matteo Renzi da una lunga e solida amicizia è cosa nota, come è noto – i numeri parlano – che attualmente i senatori di Base Riformista (la corrente dei renziani rimasti nel Partito democratico) siano 23 su 36. A saperlo bene è anche il neo segretario Letta che non a caso martedì si presenterà alla riunione di gruppo indetta da Marcucci al Senato.
“C’è stato richiesto un confronto su alcuni temi parlamentari, per questo ho invitato il segretario alla nostra assemblea”, ha affermato conscio che qualcosa bolle in pentola. Enrico Letta infatti ha già iniziato una sorta di “ricognizione” fra gli eletti, iniziando ieri dagli eurodeputati: il capodelegezione al Parlamento europeo Brando Benifei si è presentato dimissionario all’assemblea, salvo poi essere riconfermato col voto. “Un atto dovuto”, per Benifei, nei confronti del nuovo segretario in quanto, essendo stato eletto in una fase diversa, ha ritenuto giusto un passaggio di verifica.
“Marcucci e Delrio dovrebbero fare altrettanto? Non mi sento di poter suggerire niente a nessuno – ha detto lo stesso Benifei all’Adnkronos – immagino che parleranno con il segretario che ieri ha ribadito il rispetto per l’autonomia dei gruppi”.
Il segretario dem spera che pure i capigruppo Pd alla Camera e al Senato, Graziano Delrio e Marcucci facciano un beau geste analogo anche perché furono scelti a suo tempo sulla base delle liste elettorali dell’ex segretario Renzi. Nel mirino più che Delrio ovviamente c’è il nostalgico renziano Marcucci che ha già chiarito che a dimettersi spontaneamente non ci pensa proprio, a chiederglielo semmai dovranno essere o i senatori (improbabile) o martedì lo stesso Letta (assai probabile).