Alberto Gerli sul suo profilo Twitter si presenta come inventore, startupper e imprenditore. Ma la cosa più importante ancora non ce l’ha scritta: nei giorni scorsi è diventato membro del nuovo Comitato Tecnico Scientifico varato dal nuovo capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Anche se qualcuno dice che il quarantenne padovano appassionato di bridge non ha alcuna esperienza di pandemie e la sua nomina è incomprensibile. Vediamo perché.
Alberto Gerli: chi è l’ingegnere che sbaglia le previsioni diventato membro del Cts
Alberto Gerli è salito alla ribalta quando quasi un anno fa ha presentato un modello di matematica predittiva che doveva anticipare l’andamento del contagio da coronavirus. Al centro del suo modello c’è la cosiddetta “teoria dei 17 giorni”. Secondo lui sarebbero solo i primi 17 giorni successivi all’applicazione delle misure di contenimento a determinare l’entità della diffusione del contagio. E non il lockdown. Il corollario di questo teorema è che qualsiasi misura restrittiva applicata oltre questo arco temporale sarebbe destinata a fallire e comunque non inciderebbe sul contagio e sulle morti.
Ovviamente una tesi del genere non poteva che trovare apprezzamenti dalle parti di chi sin dall’epoca della prima ondata non faceva altro che chiedere di “riaprire, riaprire, riaprire”. Un nome a caso: Matteo Salvini. E infatti è uno dei più apprezzati maître-à-penser delle pagine facebook che sostengono il Capitano e la Lega e, scrive oggi Repubblica, è entrato nel nuovo Cts proprio su indicazione della Lega. Circostanza che ieri Matteo Salvini ha smentito minacciando querele. Anche grazie alle sue partecipazioni televisive, nelle quali ha continuato a spiegare che la curva del contagio scende a prescindere dal lockdown.
Eppure le sue previsioni non sono sembrate accuratissime. Sosteneva che il lockdown non servisse più a nulla e che l’ondata sarebbe durata 40 giorni. Poi che in Lombardia a metà marzo i positivi in Lombardia sarebbero arrivati a 350 dai 1700 al giorno (ma invece divennero 4700). E vaticinava un futuro prossimo da zona bianca per il Veneto. Tutte ipotesi che non si sono avverate (e il Veneto oggi è zona rossa). Proprio su Twitter Gerli ha pubblicizzato il suo modello matematico-predittivo inviando messaggi all’allora premier Giuseppe Conte, a Luca Zaia, e persino a Chiara Ferragni e a Fedez. Ha scritto persino alle autorità di New York per predire 130mila contagi al 30 giugno. Sbagliando di poco: furono 420mila.
La nomina di Gerli non fa vergognare Mario Draghi?
Matteo Villa, esperto di immigrazione per Istituto di Studi di Politica Internazionale, ha spiegato in una lunga serie di tweet dov’è l’errore nel modello di Gerli: “Si tratta di una cosa insieme banale e campata in aria. Perché quando si è in lockdown *costante* è facile prevedere che le infezioni piegheranno e si arresteranno dopo un certo numero di giorni. Lo dice qualsiasi modello epidemiologico, non ne serve nessuno di speciale. Di certo non serve qualcuno che usi i dati delle infezioni durante un lockdown costante per sostenere che la forza successiva del lockdown non incida sulla curva epidemiologica. Il modello è campato in aria perché mette insieme una serie di curve, spezzettate, per approssimare i dati e prevedere il futuro. Si chiama “overfitting”: produce risultati ottimi su dati su cui è stato calibrato, ma si perde in un bicchiere d’acqua quando gliene dai di nuovi”.
Ma tutto questo non deve essere sembrato rilevante a Curcio e a Draghi. Più lo deve essere stato la sua capacità di fare il “controcanto” al “catastrofismo” del vecchio Cts e del governo Conte, a partire dal ministro della Salute Roberto Speranza di cui oggi si ritrova consigliere. Il sito Pagella Politica ha raccolto altre perle dell’ingegnere prestato all’emergenza coronavirus. Come quando il 12 febbraio ha previsto che per la fine di quel mese a Milano i nuovi casi sarebbero arrivati a 1.300 al giorno e a Brescia a 1.200. Due giorni prima aveva fatto altre previsioni con andamenti ben diversi. E infatti il 28 febbraio i casi a Milano sono risultati essere 882 – in media mobile a sette giorni – e a Brescia 814.
L’ultima previsione (sbagliata) di Gerli
Ancora: nel pezzo di Lorenzo Ruffino si ricorda che il 14 marzo 2021, Alberto Gerli ha sostenuto che le restrizioni adottate dal governo Draghi non serviranno. E questo perché la curva dei contagi dura 40 giorni e quindi questi scenderanno lo stesso a prescindere dal lockdown.
In realtà, un’analisi svolta dall’Associazione italiana di epidemiologia ha rilevato come le zone rosse si sono dimostrate efficaci nell’avere un «declino significativo ed omogeneo dell’incidenza di Covid-19 nelle quattro settimane successive al provvedimento». A conclusioni simili è arrivata anche una ricerca – per ora non ancora sottoposta a peer review – pubblicata lo scorso 24 febbraio. E dedicata ad analizzare gli effetti del sistema a colori durante la seconda ondata di novembre.
Insomma, ci sono buone probabilità che sia sbagliata anche questa previsione. Ma in tutto ciò stupisce che il “governo dei migliori” abbia deciso di caricare sul carro anche un tipo simile. Ma Mario Draghi non si vergogna nemmeno un po’?