La Dad per tutti è un disastro. Famiglie e insegnanti già stremati. Da ieri 8 alunni su 10 costretti alla didattica a distanza. Chi prima attaccava la Azzolina adesso sta zitto

Da ieri 8 alunni su 10 costretti alla Dad. Chi prima attaccava la Azzolina adesso sta zitto.

La Dad per tutti è un disastro. Famiglie e insegnanti già stremati. Da ieri 8 alunni su 10 costretti alla didattica a distanza. Chi prima attaccava la Azzolina adesso sta zitto

Per carità: non che sia colpa del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Il ricorso alla Didattica A Distanza (Dad) è diventato indispensabile, complici i contagi che non accennano a frenarsi e la campagna vaccinale che ancora non vive quell’accelerazione che ci si aspettava. Fatto sta che da ieri otto alunni su dieci sono tornati a studiare collegati da casa. Con tutto quello che ne consegue in termini soprattutto di organizzazione. Perché se è vero che ormai molte scuole si sono attrezzate, è altrettanto vero che non tutti gli istituti lo sono.

Il rischio – esattamente come un anno fa – è che qualcuno possa “abbandonare” lo studio nel momento in cui non avesse gli strumenti adeguati per collegarsi da casa e studiare. In altre parole, il pericolo di abbandono scolastico ripiomba nuovamente sulla scuola. Ciononostante da ieri, con l’Italia passata quasi completamente in rosso-arancione, 8 ragazzi su 10 sono a casa. Si tratta di 6,9 milioni di studenti sugli 8,5 milioni iscritti nelle scuole statali o paritarie.

Corre ai ripari anche la Basilicata che, nonostante l’arancione, decide di sospendere le lezioni in presenza per dieci giorni, fino cioè al 27 marzo. Studenti e professori scendono in piazza, con gli psicologi che parlano ormai di “emergenza sociale”. Ad oggi sedici regioni su 20 hanno quasi tutte le scuole chiuse e le uniche con le lezioni prevalentemente in presenza – come riportato dall’analisi settimanale di Skuola.net – sono Calabria, Sicilia, Valle d’Aosta e la Sardegna che, essendo in zona bianca, è la sola che avrà praticamente tutti gli studenti in presenza. Una nuova stretta è stata poi annunciata proprio ieri dalla Basilicata. Nonostante l’arancione, che consente la didattica in presenza, la regione ha deciso di chiudere le scuole da oggi fino a sabato 27 marzo.

A RUOTA LIBERA. Una situazione, quella italiana, che sarà destinata a modificarsi di giorno in giorno, tenendo conto delle varie ordinanze che vengono emanate per “chiudere” quei comuni dove vengono registrati troppi contagi. In Sicilia, per esempio, il governatore Nello Musumeci, ha disposto la zona rossa per Caltanissetta e Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. Stessa decisione a Rosignano Marittino, nel Livornese, ma anche in un piccolo paese del Sassarese, Bono, nonostante la regione sia bianca.

Una situazione profondamente complicata e che certamente non offre soluzioni a ragazzi e bambini in profondo stato di spaesamento. Anche per questa ragione la neo sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia ha già chiesto che nidi e materne tornino a riaprire anche nelle zone rosse, dato che avere i bambini collegati da casa significa anche – tra le altre cose – creare problemi a quelle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano dato che, verosimilmente, uno dei due dovrà essere collegato col figlio o la figlia.

Resta il tema politico. Mario Draghi, come annunciato diverse settimane fa, avrebbe voluto evitare la Dad e prolungare le scuole fino all’estate. Un’idea che, secondo alcuni, non sarebbe piaciuta ai docenti e ai sindacati di riferimento che hanno alzato le barricate (e che, infatti, stranamente ora vedono la Dad di buon occhio). Ed è curioso che nessuno dai banchi di Forza Italia, Italia viva e Lega abbia proferito parola critica contro la Dad, dato che questi stessi parlamentari hanno attaccato in ogni modo immaginabile la ministra Lucia Azzolina che – è nei fatti – ha lavorato in tutti i modi possibili per evitare un abuso della Dad. Abuso che, volenti o nolenti, è arrivato proprio ieri. Col governo della super-maggioranza.