Quando c’è di mezzo la giustizia in Italia le decisioni non sono mai definitive. Una lezione che i gestori franco-indiani dell’ex Ilva hanno ormai ben chiaro da tempo, tanto da non aver lasciata nessuna strada intentata di fronte all’ordine della magistratura di chiudere sostanzialmente l’area a caldo dell’acciaieria di Taranto. Così venerdì scorso sono riusciti ancora una volta a spuntarla grazie alla quarta sezione del Consiglio di Stato, che in attesa dell’udienza di merito del 13 maggio prossimo, ha accolto la richiesta di sospensiva presentata anche dai commissari straordinari dell’Ilva.
Sono stati così congelati gli effetti della sentenza del Tar di Lecce che aveva imposto ai ricorrenti di dar seguito all’ordinanza sulle emissioni del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e di procedere entro 60 giorni dalla notifica, cioè entro il 14 aprile, alla fermata degli impianti. Una decisione che avrebbe comportato fortissimi costi, quantificati in molte decine di milioni, senza contare i rischi di un cedimento delle strutture progettate per non essere mai spente.
GUERRA APERTA. Tra i primi a commentare la decisione è stato proprio Melucci: “L’unica certezza è che noi fermeremo l’area a caldo dello stabilimento siderurgico, con ogni mezzo possibile, ogni giorno sarà una pena per loro e per chi intenderà danneggiare ancora la vita dei tarantini e interferire con la svolta della città. Nessuna sorpresa, nessuna variazione sul percorso che abbiamo impostato con l’intera comunità. E quand’anche gli esiti dell’udienza di maggio del Consiglio di Stato dovessero prevaricare l’aspirazione di mezzo milione di cittadini e i diritti fondamentali sanciti dal Tar di Lecce, noi andremo avanti in ogni grado di giudizio, anche in sede europea”, ha promesso il sindaco.
SINDACATI SODDISFATTI. Soddisfatti invece i sindacati, che al diritto alla salute antepongono ancora una volta quello per il lavoro. Il Consiglio di Stato consente di riportare nell’ambito delle decisioni del Governo la prospettiva dello stabilimento di Taranto e di tutto il gruppo ArcelorMittal, in attesa del pronunciamento di merito che avverrà il 13 maggio. A maggior ragione occorre completare la transizione degli assetti societari con l’ingresso di Invitalia” hanno detto i segretari nazionale e della siderurgia di Fiom-Cgil, Francesca Re David e Gianni Venturi.