Mettere fine alle voci di un possibile fallimento e dare nuovo slancio all’inchiesta della Procura di Roma sui bilanci sospetti di Ama. Con questa mission la sindaca della Capitale, Virginia Raggi, accompagnata dall’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, è tornata a piazzale Clodio per depositare gli atti approvati nei giorni scorsi dalla Giunta che riguardano la municipalizzata dei rifiuti.
Tra questi documenti spiccano i bilanci 2017, 2018 e 2019, oltre al piano di rilancio e risanamento dell’azienda che, tra le altre cose, provano come la situazione economica dell’azienda è ora solida. Già il 17 febbraio scorso c’era stata una prima visita della prima cittadina a piazzale Clodio per parlare con i pubblici ministeri dei conti dell’Ama.
In quell’occasione la Raggi spiegava: “Oggi è una giornata storica. In questi anni ci siamo rifiutati di approvare bilanci di Ama non veritieri. Abbiamo scoperto un buco da 250 milioni di euro fatto rubando soldi ai cittadini romani”. La stessa grillina spiegava il motivo per il quale si era recata in procura, raccontando di aver effettuato “un’operazione verità sulle nefandezze degli ultimi 15 anni che tutti quelli che ci hanno preceduto hanno fatto finta di non vedere. Abbiamo rimesso le mani nei bilanci a partire dal 2003”.
LA SEGNALAZIONE Come raccontato in passato dalla stessa Raggi, la segnalazione della sindaca ai pm riguarda tre aspetti: il Centro carni, la Tari e i crediti cimiteriali. “Il Centro carni è un complesso immobiliare che è stato conferito ad Ama per aumentare il valore della società. Ebbene il bilancio di Ama era stato di fatto gonfiato valutando il Centro Carni 140 milioni di euro. Abbiamo fatto delle perizie: ne vale 24” aveva raccontato la sindaca dopo il primo incontro coi pm.
Sul capitolo tariffa rifiuti, invece, raccontava che “dal 2003 Ama la riscuoteva per conto del Comune, tratteneva i soldi, prendeva ulteriori soldi da Roma Capitale e oltre a ciò si indebitava nei confronti delle banche per oltre 600 milioni”. Terzo e ultimo aspetto segnalato riguardava gli ormai “famosi crediti cimiteriali”, concluse la Raggi, che consistevano in “quei 18 milioni che non ci tornavano e che erano la punta di un iceberg fatto da partite debito-creditorie che non giravano tra azienda e Comune di Roma per un valore di oltre 100 milioni di euro”.-