Il governo ha meno di due mesi per stringere sul Recovery plan. Che potrà contare su una dote di 191,5 miliardi e la cui cabina di regia sarà affidata al Mef. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco (nella foto), prova a tracciare la strada del Piano che dovrà essere presentato alla Commissione Ue entro il prossimo 30 aprile. E ammonisce: “No a battute d’arresto”.
L’impatto sul Pil potrebbe essere “superiore al 3%” stimato perché la simulazione del Mef, contenuta nella NaDef, “non teneva conto di possibili effetti delle riforme”. E tra le riforme il ministro indica due come “particolarmente importanti”: quella della pubblica amministrazione e quella della giustizia. La riforma del fisco è una “priorità” ma non potrà essere affrontata nel Pnrr.
Si parte dal testo del governo Conte. “L’orientamento è quello di confermare le sei missioni del programma” presenti nella bozza del Piano dell’esecutivo Conte. “è tuttavia necessario rafforzare alcune parti: va predisposto un capitolo sulla governance. Occorre tarare sulle risorse effettivamente disponibili il valore dei progetti. E infine alcuni di questi vanno completati”.
Per Franco occorre potenziare in tempi brevi le strutture amministrative e inserire persone più giovani nella Pa. Il Next Generation Ue può “contribuire ad accrescere il nostro potenziale di sviluppo” e per farlo il piano italiano deve muovere “lungo le direttrici indicate dalla Commissione Ue: digitalizzazione, transizione ecologica, inclusione sociale”. Tra i criteri che verranno usati per valutare i progetti anche il loro contributo alla parità di genere, dice Draghi.