Il nuovo ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, aveva esordito alla grande durante la maratona Mentana su La7 scivolando sul congiuntivo, un classico italiano, lasciando imbarazzato lo stesso conduttore. Capita, peccato che però lui sia il ministro preposto (anche) al congiuntivo. Insomma fu un esordio disastroso. Da allora si è immerso nella nebbia ministeriale, fenomeno atmosferico che lui conosce bene essendo padano della bassa. In ogni caso ieri è riemerso, come in film di Pupi Avati, ma con esiti nuovamente disastrosi per la comunicazione (E prendetelo un addetto stampa che funzioni, suvvia).
Il ministro, in una intervista a La Stampa ha cercato di dare ad intendere che “le scuole non saranno chiuse”. Fantastico. Il premier Mario Draghi ci dice nel Dpcm che le scuole invece saranno chiuse e lui lo smentisce, manco fosse un Riccardi qualsiasi con Speranza. Il fatto è che Draghi dice la verità – e non potrebbe essere altrimenti – e il ministro no. Perché se è vero che lo stesso Ponzio Pilato aveva le idee confuse su cosa fosse la verità” e i sovietici ci fondarono un giornale, La Pravda, che fu poi copiato tanti anni dopo da Maurizio Belpietro, sul discorso scuola c’è poco da filosofare, la scuola chiude e non come dice Bianchi “la scuola non chiude, non ha mai chiuso”.
Ieri il nostro giornale ha aperto con un titolo “Le scuole verso la chiusura. Già tradita la promessa di Draghi sui giovani”, e ne aveva ben donde. Ma se il premier ha fatto un discorso di sistema, cioè generale, il ministro Bianchi ha volato basso, molto basso, negando semplicemente l’evidenza e giocando un po’ con il latinorum ministeriale. La scuola chiude eccome e al danno non vorremmo che fosse aggiunta la beffa di un ministro che pasticcia con la verità. Dopo aver negato l’evidenza – cosa sempre sgradevole – ha impapocchiato un po’ con una parola che questi giorni va molto di moda e cioè la “variante”.
Infatti Bianchi ha dichiarato che la colpa della “non chiusura”, in realtà di una chiusura, è delle varianti che – a suo dire – sono scese come una folgore infuocata dopo che la prima fase era stata sconfitta. A parte che ora sono tutti virologi non potrà sfuggire all’istruito ministro che le varianti virali sono note da centinaia di anni visto che il primo che ci arrivò fu un tale Charles Darwin che capì che l’evoluzione naturale è basata proprio sul continuo mutare delle specie biologiche in rapporto all’ambiente. Un po’ sono imbarazzato a dover ricordare al ministro dell’Istruzione questo fondamentale caposaldo scientifico che lui dovrebbe conoscere a menadito, ma tant’è.
Quindi non solo le varianti erano ben previste già dall’inizio della pandemia, ma si sapeva anche che sarebbero state più efficienti della versione precedente ad infettare il globo. Ora che il ministro si nasconda alla chiusura con la storiella delle varianti è francamente demoralizzante. Le scuole chiuse sono un danno per l’intera nazione perché i giovani sono il futuro di un Paese. E che ti fa il nuovo governo? Le chiude tradendo la sua promessa fondamentale al di là delle strampalate dichiarazione di Bianchi.