La ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti, ci riprova. Non contenta delle performance del suo leader che è andato in Arabia Saudita a glorificare il principe ereditario fortemente sospettato dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi (leggi l’articolo) e di cui abbiamo molto scritto, ha definito quella nazione come “baluardo alla lotta al terrorismo” e che “ha iniziato un percorso per l’allargamento dei diritti”. Cioè l’esatto contrario di quello che sta facendo l’Arabia Saudita. Insomma, se l’appoggio dell’ex primo ministro appare incredibile, lo è ancor di più questa tardiva presa di posizione di una sua fedelissima, evidentemente oltremodo riconoscente per quanto il suo leader ha fatto per lei.
Queste dichiarazioni sono gravi non solo perché vengono oltretutto da una donna, ma vengono anche da un ministro che deve tutelare istituzionalmente proprio le Pari Opportunità negate in quel Paese. E poi perché adesso il supporto arriva direttamente da un ministro della Repubblica italiana. Una situazione francamente imbarazzante perché ora è coinvolto il ruolo istituzionale ed è come se l’intera Italia prendesse posizione a favore di Riyad.
Italia Viva e Matteo Renzi ci hanno abituato a tutto, ma quello che non si capisce proprio è ora l’insistenza con cui si difende un clamoroso errore fatto. Un errore che ha già danneggiato molto la già compromessa figura all’estero del senatore toscano; ora anche l’Italia risulta in un certo senso schierata indirettamente, ma formalmente. Ci aspettiamo quindi che ci sia una presa di posizione ufficiale del Primo ministro Mario Draghi che voglia dissociarsi da quanto ha affermato la ministra Bonetti e che permetta all’Italia di mantenere tutti i suoi dubbi sull’oscura vicenda su cui, ricordiamolo, c’è una denuncia per crimini contro l’umanità.
In tutto il mondo la vicenda dell’uccisione e dello squartamento del giornalista è al centro dell’attenzione istituzionale e dei media. Solo da noi viene ridimensionata e addirittura si dà l’appoggio istituzionale da parte di un ministro che solo per questo dovrebbe dimettersi se fossimo in un Paese normale. Speriamo che la ministra si renda conto di quello che ha detto e che ora rappresenta non solo il minuscolo partito del suo capo, ma l’intera Italia, ed abbia quindi un comportamento consono. Anche perché il nostro Paese, in questa particolare fase, ha bisogno soprattutto di unità, ideali condivisi, coesione.
Troppi i fermenti sociali, troppa l’esasperazione che la pandemia ha finito per acuire. Crisi sanitaria, ma a anche crisi economica di un anno molto difficile. Già ci sono abbastanza tensioni per aggiungerne altre. E purtroppo ieri abbiamo assistito anche alle minacce a Renzi concretizzatesi con una busta contenente due bossoli, segno inequivocabile e preoccupante che il clima è troppo surriscaldato. Le forze politiche sono state tutte unite nell’esprimere solidarietà al senatore toscano. Noi stessi diamo solidarietà a Renzi in quanto una cosa è la battaglia civile, pur aspra, e un’altra cosa è la violenza dalla quale sempre e comunque ci dissociamo.