“Presenteremo questo mese una proposta legislativa per un Green pass digitale. – E’ quanto annuncia su twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. – L’obiettivo è fornire prova che la persona sia stata vaccinata oppure i risultati dei test per chi non ha ancora potuto vaccinarsi e eventuali informazioni su guarigione da Covid-19”. E assicura: “Rispetterà la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy”. Una proposta che trova l’accoglimento da parte del commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni: “bene se si riesce a creare un certificato comune, non deve contenere chissà quali informazioni ma semplicemente il dato che il titolare è stato vaccinato ed eventualmente se solo con la prima o anche con seconda dose”, ha detto.
“Lavoriamo a questo strumento”, che deve essere europeo perché “il rischio che ciascuno faccia in casa propria è un rischio che vogliamo evitare”. Immediatamente arriva l’altolà da parte del Garante della privacy. Non tanto nei confronti del passaporto europeo quanto per i pass vaccinali di privati e Regioni per accedere a locali o fruire di servizi senza una legge nazionale. “I dati relativi allo stato vaccinale, infatti – spiega il Garante -, sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone”.
A Bruxelles la data di presentazione del pacchetto col pass verde Covid è fissata per il 17 marzo, ha dichiarato il vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, e “si concentrerà sui viaggi e la revoca delle restrizioni, per una riapertura comune sicura”. Il pass, ha specificato, “non sarà un optional, ma avrà il valore di uno strumento legale sulla base dei Trattati per il libero movimento. Una volta presentato ai leader, al vertice del 25 marzo, sulla base di questo saranno fatti i passi per organizzare la mobilità vera e propria”.
Per il Regno Unito questa del passaporto vaccinale resta sul tavolo solo come una possibilità da valutare e sarà oggetto di discussioni coordinate con l’Ue prima di qualunque decisione. “Stiamo approfondendo la questione”, ha dichiarato il portavoce di Downing Street dopo la recentissima apertura di un cauto spiraglio da parte di Boris Johnson, il cui governo aveva inizialmente mostrato scetticismo su un’ipotesi poco in linea con la tradizione liberale del Regno.