di Viviana Costa
L’annuale classifica delle Bandiere blu lo scorso maggio aveva annunciato acque cristalline e un mare italiano sempre più pulito. A smentire ci pensa il bilancio finale dell’edizione 2013 di Goletta Verde, presentato oggi a Roma: a essere inquinato è quasi il 50% dei punti monitorati lungo i 7.412,6 chilometri di territori costieri toccati dall’imbarcazione ambientalista. Lo stato di salute del nostro mare è peggiorato e ad essere colpite quest’anno sono soprattutto le coste di Campania, Lazio, Puglia e Calabria. Al primo posto tra le cause individuate dalla storica campagna di Legambiente c’è la “mala depurazione”: 130 i campioni risultati inquinati dalla presenza di scarichi fognari non depurati – uno ogni 57 km di costa – sul totale delle 263 analisi microbiologiche effettuate dal laboratorio mobile di Goletta Verde. Sono 6 i killer che mettono in pericolo il nostro mare e le nostre coste: depurazione carente, estrazioni petrolifere, abusivismo edilizio, consumo di suolo costiero, grandi navi e inquinamento da attività militari. Proprio queste ultime avrebbero messo sotto scacco anche la Sardegna, per l’inquinamento e le bonifiche da completare. Uno dei sei sicari delle acque limpide in azione da nord a sud della Penisola.
L’abuso vista mare
Uno scenario preoccupante, quello presentato da Legambiente con il dossier “Sei delitti sotto l’ombrellone. Il giallo di Ferragosto”. Per quanto riguarda il “cemento illegale”, l’abusivismo edilizio resta una piaga soprattutto nelle regioni del sud Italia. Sono tre i “luoghi del delitto” segnalati dal rapporto di Goletta Verde. Il primo è Triscina, in provincia di Trapani, una frazione marina di Castelvetrano, che con oltre 5mila case illegali si aggiudica il record assoluto dell’avanzare del calcestruzzo. Qui, riferisce Legambiente, nessuno ha ancora mai visto l’ombra di una ruspa. E ancora. Ischia e la provincia di Salerno consegnano cartoline dell’abuso con vista mare. In ultimo, il rapporto cita Torre Mileto, a Lesina (in provincia di Foggia), set scelto negli anni ‘70 da vacanzieri abusivi per la costruzione di un intero villaggio costiero completamente illegale.
Regioni del Mezzogiorno
Il 90 per cento dei punti inquinati sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi di depuratori malfunzionanti. In questo quadro a tinte fosche, secondo quanto riferito dall’associazione, piuttosto che far fronte alle criticità con progettualità puntuali e definitive, nelle regioni del Mezzogiorno si rischia anche di perdere ben 1,7 miliardi di fondi per opere di adeguamento dei sistemi di depurazione. Una perdita alla quale si aggiungerebbe anche una possibile e salatissima multa per la procedura di infrazione che ha portato alla condanna dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva europea sul servizio di depurazione e fognatura. Un problema che non riguarda soltanto i comuni costieri, ma anche quelli dell’entroterra.
Turismo a rischio
“Per l’ennesimo anno ci troviamo a denunciare una situazione riguardo la depurazione degli scarichi divenuta ormai imbarazzante e che va sanata una volta per tutte – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – A questa situazione di emergenza si risponde sempre allo stesso modo: rinviando il problema e cercando di tamponare le falle di un sistema inefficace nei tre mesi estivi per placare le ire di bagnanti e turisti”. Il problema infatti, oltre a riguardare la difesa di fiumi e mari, rischia di coinvolgere l’intera economia nazionale, buona parte della quale è infatti basata sul turismo.