Matteo Salvini è entrato, come noto, nel governo e come noto ha cominciato subito a portare avanti idee malsane, come il riaperturismo coatto di cui soffre da inizio pandemia. Lui e la destra vogliono riaprire tutto perché così si fa riprendere l’economia. Peccato che questa ripresa la si debba fare a scapito della salute pubblica, visto che i contagi aumenterebbero immediatamente, anche per via delle varianti (leggi l’articolo). Per non parlare, poi, del numero giornaliero di vittime ancora altissimo. Ma al padano non gliene frega niente perché il dio quattrino è più importante della salute.
È proprio una visione del mondo bacata che mette al centro di tutto solo il profitto personale, senza alcuna remora per il bene pubblico. Anche Forza Italia è ovviamente sulla stessa lunghezza d’onda sia pure in maniera più moderata. Quello che non si dice è che ora chi deve mordere il freno, e cioè i ristoratori e tutti quelli che facevano business con il pubblico, non si lamentavano affatto quando guadagnavano vagonate di soldi e magari non versavano neppure tutte le tasse dovute.
Si tratta di darwinismo ambientale. L’ambiente ora è cambiato, chi era adatto prima ora non lo è più. In questo periodo – che speriamo naturalmente passi per tutti – chi commercia “non è più adatto all’ambiente”. Detto questo, quello che lascia veramente perplessi è che Salvini voglia esportare il modello della Sanità lombarda, dove governa, a livello nazionale, come ha chiesto al premier Mario Draghi.
Ma come? Il “modello Lombardia” ha fatto acqua da tutte le parti ed è stato il focus del contagio non solo in Italia, ma addirittura nell’intero Occidente! Una cosa che passerà sicuramente ai libri di storia per l’inettitudine del governatore Attilio Fontana che ieri ancora blaterava: “Meglio quattro persone al ristorante che 24 a casa”.
E che dire dell’ex assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera che ha gestito spaventosamente la fase iniziale dell’epidemia? E quello che è successo a Bergamo (ed ora si sta ripetendo a Brescia) non farà parte della memoria mondiale universale? E non è finita qui. Letizia Moratti, che ha preso da poco il posto di Gallera, non pare brillare sul piano vaccini visto il flop sul numero dei vaccinati ultraottantenni. Partenza in grande ritardo e tempi biblici per la somministrazione e relativo richiamo.
È dunque questo il “modello Lombardia” che Salvini vuole per l’Italia? Già abbiamo abbastanza difficoltà a gestire il piano nazionale italiano per doverci preoccupare di quello che potrebbe fare un piano vaccini leghista traslato nel governo Draghi. E chissà che dice Matteo Renzi, che risulta essere un vaccinista convinto e soprattutto un politico molto attento – a parole – alla Sanità.
E’ proprio grazie alla sua crisi di governo che ora ci ritroviamo Salvini nell’esecutivo e dobbiamo sentire tutte le stramberie liberiste che ci propina il centrodestra per tutelare unicamente il commercio a danno della salute pubblica. Per fortuna Draghi è persona accorta è già nei suoi discorsi di insediamento randellò il sovranismo e la possibilità di uscire dall’euro.
Ora, nel primo decreto, ha addirittura inasprito i precedenti di Conte e questo è un chiaro segnale alla Lega e Salvini che non può certo condizionare il governo con i suoi pochi voti e soprattutto in materia sanitaria dove non ha alcun ministero. Sia Draghi che Speranza non ascoltino dunque le parole in libertà del leader leghista. Se il tanto decantato modello sanitario leghista arrivasse a livello nazionale sarebbe un colpo formidabile a quanto fatto finora.