di Stefano Sansonetti
I servizi erogati dalle Poste Italiane finiscono sotto controllo. Come ogni anno l’Agcom ha individuato un soggetto esterno incaricato di verificare il livello qualitativo dell’attività svolta dal colosso pubblico guidato da Massimo Sarmi. La scelta dell’Authority è caduta sulla Izi spa, società di ricerche di mercato che vanta una platea particolarmente ampia di clienti istituzionali. Tra questi, tanto per dire, c’è lo stesso ministero del Tesoro che controlla al 100% Poste. E ci sono numerose società che fanno capo sempre al dicastero di via XX Settembre, come Ferrovie, Invitalia e Rai. Di più, perché il servizio di monitoraggio delle attività postali costerà 1,2 milioni di euro, i quali verranno pagati alla Izi proprio della società di Sarmi. Per carità, questo passaggio è previsto dalla legge, ma si finisce in una situazione in cui il controllato paga il controllore. Da qui la domanda: quanto può essere “terzo” e imparziale il giudizio della Izi?
I controlli
Iniziamo subito dicendo che la società è stata scelta dall’Agcom a seguito di una procedura di gara. La Izi ha vinto, come emerge dai documenti, anche perché è stata l’unica a far pervenire un’offerta. Si dovrà occupare, spiegano le carte, dell’“organizzazione di un sistema di monitoraggio per la verifica della qualità del servizio postale, la rilevazione e l’elaborazione dei dati, nonché la predisposizione di report periodici da consegnare all’Autorità”. Il monitoraggio, proseguono i documenti di gara, “in particolare deve riguardare il tempo di recapito del corriere di posta non massiva (ex prioritaria) e le aperture estive giornaliere e orarie degli uffici postali”. Insomma, un programmino niente male, al costo di 1,2 milioni. Che poi i “contatti” della Izi con il mondo di Poste sono più che avviati. Dal sito internet dell’azienda, per esempio, si apprende che dal 2008 a oggi l’attività di monitoraggio sui servizi postali è sempre stata effettuata dalla società. Senza contare i numerosissimi clienti pubblici. Sempre il sito internet informa che tra questi c’è il ministero del Tesoro, che controlla Poste. E spuntano altre società controllate dal Tesoro come Rfi, Trenitalia, Invitalia e Rai. Tutte queste realtà pubbliche sono inserite nell’elenco dei committenti di Izi. Significa che pagano la società, fondamentalmente per ricerche di mercato sulla qualità dei servizi e la percezione dei consumatori. Insomma, sembra esserci qualche spazio per chiedersi se davvero ricorrano tutte le condizioni per effettuare un monitoraggio imparziale. In altri termini: visto che i principali clienti di Izi sono il Tesoro e alcune importanti società del Tesoro, sarebbero in grado i “valutatori” di esprimere giudizi negativi su una società sempre del Tesoro come Poste?
Il manager
Tra l’altro è interessante notare come nel ruolo di presidente e azionista al 34,62% di Izi ci sia Carlo Fuortes. Parliamo di un manager pubblico che guida da tempo la Fondazione Musica per Roma, l’ente promosso da comune e provincia di Roma che gestisce l’Auditorium romano progettato da Renzo Piano. Nell’area dell’Auditorium si svolge il Festival del cinema di Roma e nello stesso cda della Fondazione Cinema per Roma siede Fuortes. Negli anni scorsi spesso Poste ha dato il suo sostegno alla manifestazione cinematografica in qualità di sponsor.