di Lapo Mazzei
L’hanno evocata, ed invocata, per settimane. E per settimane Marina Berlusconi, la primogenita dell’ex presidente del Consiglio, Silvio da Arcore, ha cortesemente declinato l’invito. No, grazie. Ma visto che la storia iniziava a farsi pressante, se non addirittura stressante visti i ripetuti consigli di guerra ristretti alla famiglia del Cavaliere, la manager della Mondadori ha deciso di far calare il sipario “Mai pensato a un impegno in politica”. E così Marina, che qualcuno ha già frettolosamente paragonato al Papa del gran rifiuto Celestino V, ha rimesso la palla in mezzo al campo. Per il Pdl, però, non è una bella notizia. “Dal momento che ogni mia dichiarazione non è servita finora a fermare le voci su una possibile candidatura”, spiega in una nota la presidente della Mondadori, “ devo ribadire ancora una volta, e nel modo più categorico, che non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di impegnarmi in politica. “Mi auguro, sostiene la figlia del Cavaliere, “ che di questa ulteriore smentita prendano atto anche quanti continuano ad attribuirmi un’intenzione che non ho mai avuto e che non ho”.
Speranze svanite
Si spengono così le speranze di chi, da Giuliano Ferrara a Daniela Santanchè, aveva puntato su di lei per un dopo-Silvio. E su Marina anche un antico alleato del Cavaliere come Umberto Bossi si è detto pronto a scommettere: “è una carta buona da giocarsi”. Dunque il caso è chiuso? Ufficialmente forse, ufficiosamente tutt’altro. Anzi, è più aperto che mai. Secondo gli assidui frequentatori di Arcore i termini della questione starebbero esattamente all’opposto di quello che racconta la “fredda” cronaca. E cioè sarebbe stata Marina ad offrire al padre l’opzione della discesa in campo, nella convinzione che il brand Berlusconi esercita ancora un forte appeal sugli italiani. All’inizio Silvio da Arcore avrebbe detto sì, convinto più dalla determinazione della figlia che dalle sue reali capacità politiche. Sì, d’accordo i sondaggi la danno in ascesa, e la popolarità sta crescendo, ma non bastano i soli numeri. Serve anche altro.
La paura per gli asset
Per questa ragione dopo un iniziale assenso Silvio da Arcore è tornato sui propri passi, gelando le velleità della figlia. Con la sua scesa in campo non solo ci sarebbe un assalto mediatico nei suoi confronti, tanto che il Pd, tramite il quotidiano L’Unità, è già tornato a brandire la clava del conflitto d’interessi. Che, nel caso in cui Marina si dovesse candidare, sarebbe tarato sulla figlia del Cavaliere. Troppi rischi per le aziende di famiglia. Le quali, nonostante la montagna di debiti, stanno continuando a partorire topolini.
Cifre alla mano, dall’inizio dell’anno ad oggi, i titoli dei gruppo riconducibili alla famiglia Berlusconi, a partire da Mediaset, hanno guadagnato oltre il 118% di capitalizzazione in Borsa. Una perfomance strepitosa, malgrado i debiti accumulati dal gruppo e la forte contrazione della pubblicità. Insomma Marina manager e Silvio politico sembra essere un tandem vincente. Scomponendo i ruoli non è detto che si ottenga gli stessi risultati.
Va detto che già in passato la primogenita del Cavaliere aveva espresso concetti simili, rispetto al suo eventuale impegno in politica. E lo ha fatto ogni qualvolta l’ipotesi di un suo ruolo è tornato a riaffacciarsi, sia che si trattasse del partito che di Palazzo Chigi. Come era avvenuto lo scorso giugno.
Mai dire mai
Ma nonostante quella smentita, è chiaro che farebbe molto comodo a un Pdl disorientato poter contare su quella che viene considerata nelle classifiche di Forbes tra le donne più potenti al mondo oltre che mai esitante nell’esprimere i propri convincimenti. Cosa che ha spinto, sempre lo scorso giugno, persino Walter Veltroni a parlare dell’ipotesi Marina Berlusconi come “non inventata: nasce dall’idea di presentare un volto nuovo che al tempo stesso richiami le radici di Forza Italia”. Ma così non è. Come non lo era stato quando nel novembre del 2012 si era fatto il suo nome per le primarie del Pdl e lei aveva smentito. O ancora un anno prima. Tutto questo, naturalmente, non vuol certo dire che la figlia dell’ex premier, lo ha chiarito lei stessa nelle conversazioni degli ultimi giorni, intenda fare un passo indietro rispetto alla strenua difesa del padre e dei suoi valori che ha condotto in questi anni. Una cosa deve essere ben chiara, il tema della giustizia è stato uno dei leit motiv delle conversazioni di questi giorni: secondo Marina il condannato non è suo padre, la condanna vera riguarda tutte le persone oneste di questo Paese. Una determinazione e una chiarezza che però non si traducono in “discesa in campo”. Almeno per ora. Almeno sino a quando il bastone del comando, nel campo della politica, è saldamente nelle mani del padre.
La carta Forza Italia
Arrivati a questo punto non c’è che Forza Italia. “Ricomporre Forza Italia non è un’operazione nostalgia. L’Italia non è un Paese normale, c’è un sistema che non permette di capire chi vince veramente. Ci vuole un sistema che permetta di capire chi vince, dentro un bipolarismo consolidato”, spiega Alfredo Meocci, ex direttore generale della Rai, ex vicesindaco e attuale consigliere dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, “il Paese ha un’attrazione per la forza di Berlusconi, è un leader ancora molto forte. Il problema, dunque, è ritrovarsi senza Berlusconi con un Pdl senza un reale consenso. Nessuno è in grado di aggregare come lui, è una forza indomabile, trascinante”.