Che in fatto di ambiente ci sia ancora molto da fare e che la questione sia finita al centro della politica italiana, lo sappiamo bene. Ma che se ne stesse interessando la Procura di Torino è una sorpresa che farà discutere in quanto ogni amministratore avrà il terrore di prendere qualsiasi decisione. Già perché in questo fascicolo sono indagate nove persone tra cui il presidente del Piemonte Alberto Cirio, il suo predecessore Sergio Chiamparino, la sindaca Chiara Appendino e l’ex primo cittadino Piero Fassino.
Oltre a loro sono coinvolti anche alcuni assessori o ex assessori all’Ambiente. Agli indagati viene contestato il reato di inquinamento ambientale in quanto le amministrazioni non avrebbero tenuto “conto della vulnerabilità di gruppi sensibili della popolazione, come i bambini”. In particolare i pm hanno preso di mira le misure adottate dalla Regione per combattere l’inquinamento e quelle del Comune in cui sono state previste “numerose esenzioni di divieti di circolazione veicolare, cosi da compromettere l’efficacia dei blocchi quando disposti” per giunta senza “effettuare i dovuti controlli rispetto al traffico veicolare”.
Non solo. Per l’accusa il Comune non avrebbe effettuato neppure “i dovuti controlli sul rispetto del limite di temperature negli immobili di civile abitazione”. Per non farsi mancare nulla, all’amministrazione viene contestato anche di non aver adottato, “se non eventualmente in parte e in maniera insufficiente e inefficace, misure di riduzione del traffico veicolare analoghe a quelle sperimentate da città italiane ed europee” come l’accesso a pagamento al centro città, gli sconti per l’uso del trasporto pubblico e l’incentivazione del bike-sharing.
Tutte misure nobili ma che in Italia hanno un impatto piuttosto basso per via delle ritrosie dei cittadini che appena possono – e anche quando non potrebbero – preferiscono mettersi in macchina. Circa i controlli ritenuti carenti, la Procura porta a esempio le contravvenzioni del 2015, ai tempi della giunta Fassino, che erano state “soltanto 39” e quelle del 2016, con la Appendino, che erano state 137.
Insomma numeri ritenuti bassi dai magistrati che evidentemente credono che il quantitativo di persone multate per aver ignorato i blocchi al traffico sia indicativo di come ci si approccia al problema. Un’inchiesta surreale che, tra le altre cose, non sembra tenere conto che città e regione più di qualcosa per l’ambiente lo hanno fatto a partire dalle Ztl e dai semafori per il blocco del traffico.
SFORTUNA INFINITA. “Porteremo tutto il lavoro svolto e le iniziative intraprese a difesa della qualità dell’aria sul tavolo del magistrato che sta svolgendo le indagini, il lavoro di questa amministrazione a difesa della qualità dell’aria, dell’ambiente e della sostenibilità è sotto gli occhi di tutti” ha spiegato la Appendino. Quel che è certo è che la sindaca sembra piuttosto sfortunata con la giustizia. A ottobre è stata condannata a 6 mesi per falso nel caso Ream relativo a un debito fuori bilancio contratto dalla precedente giunta.
Questione che la sindaca ha anche risolto con un accordo con la società Ream e che, ancor più curiosamente, rischia di pagare da sola in quanto l’allora sindaco Fassino è stato indagato per turbativa d’asta soltanto un mese fa e ormai la prescrizione incombe. Sfortuna che è proseguita quando a gennaio la Appendino è stata condannata a 1 anno e 6 mesi per quella che doveva essere una festa in piazza (leggi l’articolo), per la partita tra Juventus e Real Madrid, ma che alcuni sbandati hanno trasformato in tragedia causando 2 morti e 1692 persone.