Costruiti complessi equilibri per formare il Governo e dividere i Ministeri tra tecnici e politici e con un puzzle se possibile ancor più difficile da comporre per il sottogoverno, dove si scontrano la volontà di Mario Draghi di inserire degli esperti di sua fiducia in ruoli chiave e la necessità delle forze della sua maggioranza di accontentare le diverse correnti, si profila per il nuovo esecutivo una terza è difficile partita legata alle Commissioni permanenti.
Non c’è più la possibilità del ricambio naturale ai vertici di tali organismi come avviene a metà legislatura. C’è già stato l’estate scorsa ed ha portato i giallorossi ad uscire dalla difficile situazione di governare con presidenti di Commissione appartenenti all’opposizione. Ora però la Lega e Forza Italia reclamano ruoli del genere, essendo passate da minoranza a maggioranza, ed è difficile che dem e pentastellati siano più di tanto disposti a cedere.
Si è andata a sanare indubbiamente quella che era una vera e propria ferita per la ex maggioranza, finita con due Commissioni pesanti a Palazzo Madama, Giustizia e Agricoltura, nelle mani di quelli che erano gli oppositori. L’estate scorsa la Commissione giustizia era infatti andata al leghista Andrea Ostellari (nella foto) e quella agricoltura a Giampaolo Vallardi, anche lui del Carroccio. Ma non basta. Le speranze dei partiti restano così ancorate al sottogoverno, auspicando che se qualche presidente di commissione finirà a fare il viceministro o il sottosegretario si libereranno delle poltrone.