Questo governo “non è una squadra” ma “rispecchia, con la logica delle quote, la composizione della maggioranza che sostiene il governo”. Ecco perché “tutti saranno giudicati sulla base dei fatti e anzi ai ministri dico di tenere sulla scrivania la foto del governo Letta, un governo incapace di decidere e fare l’interesse del Paese bloccato da risse e provocazioni. Se quello è il film, noi non ci saremo”. Il deputato M5S e presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia non si tira indietro e, anzi, è chiaro sull’attenzione che il Movimento dedicherà all’operato del governo Draghi.
Eppure, al di là delle riconferme tra i ministri del governo Conte, ci sono anche ritorni indigesti per la base M5S, come Brunetta, Gelmini e Carfagna di Forza Italia. Qual è il suo giudizio sulla squadra del governo Draghi?
Il governo dovrà trovare un’anima e ai tecnici chiediamo attenzione alle richieste del Parlamento e dei cittadini. Tutti saranno giudicati sulla base dei fatti e anzi ai ministri dico di tenere sulla scrivania la foto del governo Letta, un governo incapace di decidere e fare l’interesse del Paese bloccato da risse e provocazioni. Se quello è il film, noi non ci saremo. Se si smonteranno reddito di cittadinanza, superecobonus e gli altri risultati di questi due anni di governo, è chiaro che non potremo più dare la fiducia. I nostri ministri e i nostri parlamentari dovranno vigilare sul Recovery Fund. Dobbiamo spendere bene gli oltre 200 miliardi ottenuti dal presidente Conte.
Ci sono autorevoli tecnici in caselle chiave: tutti i ministeri coinvolti nel dossier del Recovery Plan sono occupati da fedelissimi del premier e il Mise è passato da 5S alla Lega. C’è chi parla di “restaurazione”, condivide?
Tutti i partiti sono scontenti. La Lega voterà la fiducia alla ministra Lamorgese, il Pd voterà la fiducia a un ministro alla PA che dieci anni fa ha combattuto. La situazione è eccezionale, altrimenti non ci sarebbe stato un appello del presidente della Repubblica. Il giudizio sui nomi è facile come stare all’opposizione. Ora serve un impegno parlamentare più forte per un’azione di controllo sull’operato del governo. È il nostro ruolo, non possiamo sottrarci e dovremo essere ancora più propositivi.
A breve ci sarà il primo scoglio da affrontare in parlamento sulla prescrizione. È evidente che all’interno della maggioranza ci siano due posizioni. Per i 5S è imprescindibile la norma, per i renziani e FI esattamente l’opposto. Non era il caso di affrontare il tema prima di dare il via libera al nuovo Governo?
Abbiamo sempre dato disponibilità al confronto fino all’ultimo, come dimostra l’apertura del nostro capogruppo Crippa al cosiddetto lodo Orlando durante il mandato esplorativo del presidente Fico. Evidentemente c’era chi voleva solo un pretesto per rompere, ma alla fine ha distrutto solo se stesso. Sulla riforma del processo penale c’è una discussione già avviata in commissione Giustizia qui alla Camera e a breve scadrà il termine per presentare gli emendamenti. Va usato questo tempo per trovare insieme una soluzione.
Alcuni suoi colleghi al Senato, come Lezzi e Lannutti, hanno chiesto un nuovo voto su Rousseau perché contestano il nuovo ministero della Transizione ecologica. Di fatto non c’è stata la fusione tra Ambiente e Mise ed è andato ad un tecnico che partecipò alla Leopolda di Renzi. Le loro motivazioni sono fondate?
Il ministero c’è ed è una conquista culturale che non ci deve certo accontentare. Non deve cambiare un’insegna, ma la mentalità e il ministro Costa ha già fatto un buon lavoro. Il nome di Cingolani è stato fatto da Beppe Grillo. I parlamentari devono adeguarsi al voto degli iscritti ed esercitare il proprio mandato con spirito critico perché i no vanno tenuti in considerazione.
Crede a questo punto una scissione del Movimento sia inevitabile?
Parafrasando Mark Twain, la notizia della scissione del MoVimento è fortemente esagerata. Le scissioni non servono e indeboliscono sia chi le fa, sia che le subisce. Basta guardare a Italia Viva.