di Fabrizio Di Ernesto
In Calabria, per la precisione nella zona della Piana di Gioia Tauro, dovrebbe sorgere un nuovo ospedale in sostituzione dei sette già presenti nei dintorni ma fatiscenti. Dovrebbe, perché come denunciato dal Movimento 5 Stelle molte sembrano essere le irregolarità nel progetto in questione. Per meglio capire tutta la vicenda appare opportuno partire dall’inizio e riepilogare i vari passaggio di questa classica vicenda all’italiana. Alla fine del 2007 un tragico fatto di cronaca, la morte di un bambino rimpallato da vari ospedali che per diversi motivi non possono prenderlo in cura, fa riesplodere il caso sanità nella regione, anche perché pochi giorni prima la conferenza dei sindaci della zona aveva ribadito la necessità di costruire un nuovo nosocomio, individuando l’area migliore nel sito Cannavà di Rizziconi, al centro della località e perfettamente accessibile da tutti, o quasi, i comuni. Scelta approvata quasi all’unanimità da ben 22 sindaci su 26 presenti.
Provincia e Regione però non gradiscono la decisione dei sindaci e decidono, facoltà concessa loro dalla legge, di non tenerne conto e di scegliere quindi un’altra area per edificare il nuovo plesso ospedaliero, e qui iniziano i problemi e i tanti lati oscuri della vicenda.
La proprietà dei terreni
Il bando di gara, del dicembre 2010, parla di un ospedale da realizzare a Palmi, sito scelto da Provincia e Regione, con una struttura di 352 letti per un costo complessivo di poco più di 126 milioni, appena due anni prima la spesa era stata stimata in 66 milioni. Ufficialmente la nuova sede viene scelta perché situata accanto allo svincolo autostradale della Salerno-Reggio Calabria; all’interno di terreni su cui nessuno però sembra in grado di stabilire la proprietà. La Provincia infatti sostiene di avere acquisito l’area grazie alla legge 1404 del dicembre 1956 che ha soppresso l’Opera nazionale patronato Regina Elena di Palmi, a cui erano stati affidati i terreni dopo il terremoto messinese del 1908. Terreni in uso a un istituto agrario che li utilizza per coltivare olivi e altre piante. La Ragioneria dello Stato però nel 2012 fa nascere i primi dubbi dichiarando che l’ente in questione non risulta tra quelli soppressi e la cui gestione sia stata affidata all’ufficio liquidazioni del ministero del Tesoro istituito nel 1957 e nemmeno all’Ispettorato generale per la liquidazione degli enti disciolti.
La Provincia quindi avrebbe venduto terreni non suoi alla Regione. Dalle carte, inoltre, risulta che a Catanzaro hanno comprato i terreni pagandoli 229.500 euro, una cifra ritenuta troppa bassa dalla Corte dei conti in base a quanto calcolato dall’Agenzia del territorio che aveva stimato il valore di quegli appezzamenti terreni in ben 350mila euro. A quel punto è intervenuto il sindaco di Gioia tauro che per opporsi all’operazione, che stava assumendo aspetti al limite della legalità, ha spedito un ricorso straordinario al presidente della Repubblica, elencando nel dettaglio le presunte “gravissime irregolarità contenute in tutti gli atti adottati per l’ospedale di Palmi dalla Provincia di Reggio e dell’Azienda sanitaria provinciale 5”.
Il problema ‘ndrangheta
Nella vicenda non poteva poi mancare l’allarme ‘ndrangheta. Secondo le indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio, risulterebbe infatti che la famiglia mafiosa dei Gallico controllerebbe un terreno proprio nel comune di Palmi, per giunta in una zona non molto distante da quella su cui dovrebbe sorgere l’ospedale; particolare che, se confermato, offrirebbe un grande vantaggio economico in seguito all’urbanizzazione dell’area ed allo sviluppo della stessa.
Come anticipato poco sopra a rilanciare la questione sono stati gli esponenti del M5S, tra cui la deputata calabrese Dalia Nesci, tramite un’interrogazione rivolta al ministro della Salute partendo da una nota emessa lo scorso 4 luglio dall’agenzia reggina del Demanio in base alla quale non risulta nessun mutamento di proprietà dei terreni su cui dovrebbe sorgere l’ospedale volturati dalla Provincia di Reggio Calabria. Problemi cui il governatore della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, dovrà a breve trovare una soluzione.