di Stefano Sansonetti
A parole sono tutti d’accordo: i fondi pensione possono giocare un ruolo determinante nel rilancio economico del paese. Del resto le risorse accumulate, seppur distanti dalle cifre raggiunte da altri paesi, sono arrivate a 108 miliardi di euro. Insomma, parliamo di investitori istituzionali dai quali può derivare un preziosa boccata d’ossigeno. Peccato che nei fatti, mai come adesso, il governo sembri disinteressarsi del settore. Prova ne sia la circostanza che da ben sei mesi la Covip, la Authority di vigilanza del settore, è senza presidente. Antonio Finocchiaro, già vicedirettore generale della Banca d’Italia, è infatti scaduto a febbraio. Di più, perché l’altro membro dei tre che dovrebbero comporre il collegio della Covip, ovvero Giuseppe Stanghini, è a sua volta scaduto a maggio. A guidare l’organo, in pratica, è rimasto solo Rino Tarelli, ex segretario della Cisl funzione pubblica. In aiuto del quale, in un certo senso, ha provato a intervenire il “decreto del fare”, assegnandogli poteri che vanno oltre l’ordinaria amministrazione. Ma forse la pezza è anche peggio del buco. E’ bene infatti ripetere che la Covip è un’Authority che vigila sul corretto funzionamento di fondi pensione che, in tutto, vantano risorse per 108 miliardi di euro. Parliamo, tra l’altro, del cosiddetto secondo pilastro, ovvero uno sbocco necessario per una previdenza pubblica che lascerà assegni sempre più bassi ai cittadini. E quindi da integrare con altri introiti. Insomma, lasciare “acefalo” l’organo di controllo non può essere un buon segno.
Uno stallo incredibile
A monte non si può non notare un totale disinteresse del governo attuale. Il precedente esecutivo, guidato da Mario Monti, in previsione dell’uscita di Finocchiaro aveva provveduto a designare un successore. Era stato il ministro del lavoro Elsa Fornero, di concerto con il Tesoro, a individuare il nome dell’economista Fiorella Kostoris. Ebbene, nel momento del passaggio delle consegne la pratica è rimasta congelata. Poi, una volta insediato il governo di Enrico Letta, il fascicolo sulla nomina della Kostoris è arrivato sul tavolo delle commissioni lavoro del parlamento per il parere di rito (anche se non vincolante). Il termine per esprimere una valutazione scadeva a fine maggio. Ma le commissioni hanno fatto passare tutto questo tempo senza esito. Per quale motivo? Probabilmente perché la Kostoris è stata indicata da un altro governo e si aspetta una designazione da parte del nuovo ministro del lavoro, ossia Enrico Giovannini. Il quale, però, a quanto pare non ha la questione in agenda. Il tutto per una situazione ai limiti del grottesco. “Guardi, non ho la più pallida idea di che fine abbia fatto la mia procedura di nomina”, dice la Kostoris raggiunta da La Notizia, “certo è che la situazione è paradossale. E poi si dice che quello dei fondi pensione può essere uno dei settori chiave per la ripresa”. Fatto sta che un intervento a questo punto diventa urgente. Anche se, fanno sapere dall’Authority, la struttura va avanti lo stesso e sta svolgendo tutto il suo lavoro. Ma come può farlo con la giusta incisività con un solo membro?
La situazione
Anche perché non più di un anno fa si era ragionato sulla possibilità di “agganciare” la Covip alla Banca d’Italia, come è stato fatto con l’Ivass, l’Autorità di vigilanza sulle assicurazioni. Alla fine, però, si è preferito garantire alla Covip la sua autonomia. Se questa è la decisione, allora, non si capisce davvero che senso abbia lasciare per sei mesi un organo di controllo senza il vertice. E così, in questo momento, un settore che porta in dote più di 100 miliardi di euro e 6 milioni di iscritti va avanti senza un controllore pienamente funzionante. E poi ci si lamenta che in Italia la previdenza complementare non decolla come in altri paesi.