Come da programma è iniziato il secondo incidente probatorio per chiarire cosa ha causato il disastro del ponte Morandi e accertare eventuali responsabilità nel collasso del viadotto del 14 agosto 2018 in cui hanno perso la vita 43 persone.
Un’udienza, sul fascicolo che conta oltre 70 indagati, che è subito partita con un colpo di scena perché le difese hanno chiesto il rinvio dell’udienza per 15 giorni in quanto i periti non hanno messo agli atti il software usato per calcolare la capacità di tiraggio dei cavi degli stralli in base al quale, secondo loro, i controlli e la manutenzione “avrebbero impedito il crollo” ma dal 1993 “non sono stati effettuati interventi sul pilone caduto”.
Istanza parzialmente accolta dal gip di Genova che ha disposto l’acquisizione del software senza, però, rinviare l’udienza. Lo stesso giudice ha anche fissato le prossime udienze che si terranno tutti i giorni, sabato incluso, per tutto il mese di febbraio. Con questo secondo incidente probatorio la Procura vuole stabilire le cause che hanno provocato la tragedia mentre con il primo, concluso a luglio, era stato cristallizzato lo stato del viadotto al momento del crollo.
Un’inchiesta ormai vicina alla conclusione con il procuratore aggiunto, Paolo D’Ovidio convinto che “potrebbero essere conclusa in primavera” precisando anche che “non è escluso che la lista degli indagati potrebbe essere sfoltita con alcune archiviazioni”.