di Clemente Pistilli
L’ha voluto a tutti i costi sulla massima poltrona di “Sea spa” e, anziché fare il solito “ritocchino” allo stipendio, il sindaco di Milano ha più che raddoppiato i compensi massimi previsti dalla legge.
Tutto pur di avere presidente della società che gestisce il sistema aeroportuale meneghino, gli scali di Malpensa e Linate, il banchiere Pietro Modiano, uomo vicino al centrosinistra e consorte della deputata Barbara Pollastrini, passata dal partito maoista al Partito democratico, dalle manifestazioni di piazza alla poltrona di ministro delle pari opportunità nel secondo governo Prodi.
La Corte dei Conti, tra i vari richiami fatti al Comune sul bilancio e a lanciare l’allarme sui tanti debiti delle società partecipate, ha ora ordinato al primo cittadino Giuliano Pisapia di riportare nell’alveo della legalità lo stipendio dell’uomo forte degli aeroporti.
Poltrona d’oro nella Sea
Il Consiglio di amministrazione di Sea spa è stato rinnovato a giugno e Giuseppe Bonomi, vicino al centrodestra, con un passato come presidente di Alitalia ed Eurofly e componente del Cda dell’Anas, ha dovuto fare spazio al banchiere Pietro Modiano. Quest’ultimo ha operato in importanti istituti di credito, come San Paolo e Unicredit, in Telecom e Olivetti, ed è sposato con Barbara Pollastrini, rieletta alla Camera alle ultime elezioni e nota durante il Governo Prodi per la sua battaglia a favore delle coppie di fatto, firmando il disegno di legge sui Dico, naufragato insieme all’esecutivo del Professore. Il 24 giugno scorso, oltre ad eleggere il nuovo Cda della Sea spa, sono stati stabiliti i compensi per gli amministratori: duecentomila euro annui al presidente, cinquantamila al vice e trentamila ai consiglieri.
La società è, però, partecipata per il 54,61% dal Comune di Milano e la Corte dei Conti ha sottolineato che poco importa il fatto che per i consiglieri siano stati previsti stipendi inferiori al massimo di legge, visto che per il neo presidente Pietro Modiano è stato fissato a più del doppio di quanto prevede la norma. Chi riveste un ruolo come quello del banchiere ha un compenso basato sull’indennità del sindaco e, nel caso di Milano, non può essere superiore agli 82.774 euro.
Per il marito della Pollastrini ne sono stati previsti duecentomila e i giudici contabili hanno ordinato a Giuliano Pisapia di ridurre quella paga come previsto per legge entro sessanta giorni, comunicando alla Corte dei Conti anche gli stipendi previsti per il direttore generale e per i dipendenti dell’azienda.
Oltre al caso degli aeroporti, pesante anche la situazione riscontrata dai magistrati contabili nelle principali società partecipate in misura diversa dal Comune e che gestiscono alcuni tra i servizi pubblici fondamentali della Città.
Partecipate indebitate
Sogemi spa, la società che si occupa dei mercati annonari meneghini, ha un’esposizione debitoria di oltre 28 milioni di euro, Milano sport spa di quasi 18 milioni e Milano ristorazione spa di oltre 32 milioni e mezzo.
Pesanti, inoltre, sono i debiti dello stesso Comune verso le partecipate. Al 31 dicembre scorso risultavano debiti dell’amministrazione Pisapia verso Milano sport per sei milioni e mezzo, verso Milano ristorazione per oltre 22 milioni e mezzo, verso Scuole civiche Milano per 3,7 milioni, verso l’Azienda milanese servizi ambientali per 17,7 milioni e, fino alla fine del 2011, mancando ancora il dato definitivo dello scorso anno, verso la Fondazione Teatro alla Scala per 2,6 milioni.
L’avvertimento al Sindaco
Una situazione preoccupante, tanto che la Corte dei Conti ha manifestato il timore che tale situazione possa alla fine ripercuotersi sul patrimonio dell’ente pubblico e invitato il Comune a vigilare.
I giudici hanno inoltre sollecitato il Palazzo ad “adottare i necessari provvedimenti atti a mantenere il rapporto con le società partecipate nell’ambito dei canoni di sana gestione e legalità finanziaria, evitando l’incidere negativo sulla situazione finanziaria e patrimoniale del Comune”. Pisapia è stato avvertito: deve cambiare rotta.