Formalmente, per tutto il centrodestra, che domani si presenterà unito al Quirinale, la via maestra sono le elezioni. Lo ha ribadito anche ieri Matteo Salvini, che al momento nella coalizione rappresenta il partito che può vantare il maggior consenso, anche se ormai sempre più tallonato da FdI. Ma c’è un ma, e non è di poco conto: “No a Conte ma dopo siano disposti a ragionare e dialogare con tutti”, è il sunto del concetto espresso dal leader della Lega a margine della protesta all’Agenzia delle Entrate per proporre la pace fiscale con l’azzeramento delle cartelle esattoriali. “Spero che questo teatrino imbarazzante, questa compravendita di senatori finisca venerdì (domani, al termine delle consultazioni, ndr) .
Conte sta cercando senatori di notte per tirare a campare. Noi a Mattarella diremo no a questo mercato delle vacche e no a un reincarico a Conte – afferma – Ma quando non ci sarà più quel signore a palazzo Chigi ragioneremo del resto”. E spiega: “Chi volesse ragionare di temi concreti, abbassamento delle tasse, riduzione dell’Irap, può dialogare col centrodestra. Penso sia difficile che ne possa parlare il Pd visto quello che ha fatto, ma noi siamo curiosi per natura e disponibili a ragionare con tutti…”. Tradotto: il Capitano apre ad altri scenari, ovvero a quel “governo di unità nazionale” con dentro tutti tranne i dem, e del resto il segretario Nicola Zingaretti anche ieri ha aperto la direzione Pd ribadendo che il suo obiettivo principale è risolvere la crisi per “non consegnare a questa destra il nostro Paese”.
Disponibilità ad una soluzione diversa dalle urne confermata dal senatore leghista Gian Marco Centinaio: “Siamo disponibili a un governo di centrodestra con chi vuole fare un governo con i nostri responsabili. Anche con Renzi se è responsabile e dice che vuole fare un governo con noi. Ma se è davvero responsabile e affidabile”. Curioso che il senatore di Rignano sull’Arno sia passato in pochi giorni da “appestato” a quello con cui tutti cercano un dialogo… Alchimie della politica. In ogni caso il tentativo di avere un esecutivo con un premier diverso senza passare dal voto ormai è abbastanza trasversale: anche Cambiamo di Giovanni Toti (che può contare a Palazzo Madama su tre senatori) sarebbe pronto a discutere di un governo di unità e chiaramente lo è Silvio Berlusconi, che lo sostiene da settimane.
“Noi non abbiamo mai chiesto le elezioni, noi abbiamo da subito parlato di un governo di unità sostanziale. Abbiamo da subito messo al centro le esigenze del Paese”, spiega la capogruppo Mariastella Gelmini. Dunque, “se ci sono le condizioni per un governo di unità nazionale, per un governo che metta al centro non le poltrone ma le priorità del Paese, Forza Italia c’è e anche il centrodestra ci può stare. è chiaro che ci saremmo aspettati da parte della sinistra un’apertura che non c’è stata. Preferiscono litigare sul Conte ter, su Franceschini o Di Maio, e nel frattempo perdere tempo. Servirebbe, invece, un nuovo progetto e una forte discontinuità”.
Appare evidente che il centrodestra, sebbene si prepari a salire al Colle in delegazione unitaria, non abbia una vera proposta comune: quel “FI non chiede il voto”, ribadito anche ieri dalla Gelmini e il leader della Lega in versione “possibilista” stridono fortemente con la posizione granitica di Giorgia Meloni che di ipotesi di governi di unità o salvezza nazionale, maggioranze Ursula o “modello Ciampi” (ossia di un governo presieduto da un tecnico, con l’apporto di politici di un’ampia maggioranza), non ne vuol proprio sentir parlare. “Questi signori continuano a ripetere che sarebbe da irresponsabili andare al voto nella fase in cui ci troviamo, eppure in piena crisi hanno paralizzato per mesi l’intera nazione per i loro litigi, le beghe di palazzo e le ignobili compravendite di poltrone. Ma chi credono di prendere in giro? Elezioni subito”, ha scritto ieri sui social la presidente di FdI.
Ma non ve ne era bisogno, il suo partito della coerenza ha fatto una sua bandiera. “Per noi c’è e ci sarà sempre solo il voto”, ci ha ripetuto in questi giorni il deputato Giovanni Donzelli, intercettato di fronte a Montecitorio, “Da noi nessuna sorpresa o ripensamento”.