Basta con la degenerazione delle correnti. Basta con i rapporti opachi tra pezzi di magistratura e pezzi di politica. Basta con il mercato dei posti di vertice negli uffici giudiziari. E basta soprattutto con quel sistema impazzito emerso, creando scandalo, con il cosiddetto caso Palamara. Sposando una battaglia dei radicali, a dire basta a tutto ciò è il deputato Roberto Giachetti (nella foto), di Italia Viva, chiedendo alla Camera l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta su eventuali influenze illecite nel conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi della magistratura e nell’attribuzione di incarichi extragiudiziari.
Un’iniziativa indubbiamente utile a fare ulteriormente luce su quella che è una ferita per la stessa magistratura che stenta a cicatrizzarsi, ma che allo stesso tempo crea un’altra grana proprio a Iv. Aperta la crisi sperando di diventare il perno su cui far ruotare la maggioranza di governo, Matteo Renzi si è trovato fuori dal Governo, all’opposizione e con il serio rischio di perdere sia buona parte dei suoi parlamentari che lo stesso simbolo, precipitando così nel misto e in una irrilevante opposizione.
Gli equilibri sono dunque particolarmente delicati nel piccolo partito e sono ancor più vicini alla rottura con l’iniziativa di Giachetti che mette indirettamente ma di fatto sulla graticola un altro esponente di Italia Viva, Cosimo Ferri, coinvolto proprio nella vicenda Palamara e in quei rapporti tra politica e magistratura su cui lo stesso Giachetti ha chiesto alla Camera dei deputati di indagare.
Quest’ultimo batte sulle 60.000 chat trovate nel telefonino di Palamara, “che hanno come protagonisti magistrati appartenenti a tutte le correnti, aspiranti a incarichi direttivi o semidirettivi, oltre che politici e magistrati interessati alle decisioni che istituzionalmente competono al Csm”. Per Giachetti è compito delle Camere indagare. Difficile che la pensi così pure Ferri.