Quarantotto ore di fuoco. Quarantotto ore di trattative. Quarantotto ore per capire se il governo Conte potrà restare concretamente in piedi o se sarà necessario a questo punto tornare al voto, presumibilmente già a marzo. Questo è quanto si dice negli ambienti pentastellati. Se, infatti, in un primo momento sembrava quasi cosa certa che si potessero trovare i numeri (e i nomi) per una maggioranza salda al Senato, alla fine i giochi si sono notevolmente complicati. “Fino a ieri – rivela proprio un parlamentare M5S a Palazzo Madama – sembrava un’ipotesi concreta che 5 senatori di Italia Viva e 6-7 di Forza Italia potessero entrare in maggioranza. Ora pare tutto notevolmente più complicato”.
A quanto pare, Matteo Renzi è riuscito a serrare i ranghi. E, salvo sorprese del fine settimana, nessuno fuoriuscirà da Italia Viva. Una situazione profondamente ingarbugliata, per la quale il vertice del Movimento ha stabilito una chiara deadline: secondo quanto risulta a La Notizia, lunedì pomeriggio ci sarà un ultimo incontro interno al Movimento per chiarire la posizione dei pentastellati e i numeri effettivamente in mano alla maggioranza. Un ragionamento inevitabile per via di una prossima delicatissima scadenza: mercoledì 27 gennaio arriva in Aula al Senato la riforma della giustizia firmata Alfonso Bonafede. “Il governo – riflettono i parlamentari cinque stelle – se non dovesse avere i numeri, andrebbe sotto. E a quel punto Conte non potrebbe far altro che andare da Sergio Mattarella al Quirinale”.
STALLO TOTALE. La situazione, dunque, pare essere in salita. Il Movimento, però, almeno fino ad oggi ha le idee chiare sul da farsi: “Ci siamo imposti un aut aut: o si va avanti con Giuseppe Conte – spiegano fonti autorevoli dal Senato – oppure l’alternativa è il voto anticipato”. Un’ipotesi che non vede assolutamente d’accordo partiti come le stesse Forza Italia e Iv, che potrebbero scomparire o, nella più rosea delle ipotesi, riuscire ad eleggere una manciata di parlamentari. Ma è proprio su questo che punta il Movimento: di fatto è in corso una battaglia di nervi tra due fronti che, per via di un crescendo incontrollato di ultimatum, ricatti e rilanci, stanno facendo politica come se si fosse attorno al tavolo di un poker.
Di rilancio in rilancio, coprendo eventuali bluff e sperando di vincere il piatto: da una parte il Movimento, che vuole spaccare Iv sparando Renzi all’opposizione; dall’altra lo stesso Renzi che ha l’unico obiettivo – ormai più che dichiarato – di immaginare una nuova maggioranza (la stessa) senza Conte al timone. Ad oggi, però, nessun governo potrebbe esistere senza l’appoggio almeno di una parte del Movimento. Ed è per questo che, in virtù dell’aut aut, l’ipotesi di un voto anticipato non è più così peregrina.
L’ULTIMA CARTA. Il Movimento, però, non ha alcuna intenzione di arrendersi al ricatto renziano. Nella pur certezza che i Cinque stelle (salvo sorprese) non tratteranno mai più con Renzi, stanno insistendo soprattutto col mondo centrista. E questo spiega l’incontro di ieri tra Luigi Di Maio e Bruno Tabacci, il quale è stato chiaro su alcuni passaggi: “Io penso che la possibilità di rafforzare la maggioranza c’è, ma passa attraverso un Governo nuovo, rimpasto non basta. Conte è l’unico punto di equilibrio in questa legislatura, altrimenti ci sono le elezioni”.
E ancora: “Per una maggioranza più ampia, è necessario aprire a un ventaglio di forze più ampio, anche in Italia Viva penso che ci siano posizione più ragionevoli, a partire da Nencini. Inoltre ci sono i liberal-democratici di Forza Italia”. La possibilità delle dimissioni di Conte, come si sa, non era una strada percorribile per il Movimento fino alla settimana scors. Ma ora, vista la situazione, alcune concessioni potrebbero essere fatte: l’ipotesi più probabile, dunque, potrebbe essere che la partita di scambio per garantire alla maggioranza i numeri (e dunque far entrare centristi e moderati), si gioca proprio sulle dimissioni di Conte.
Questo porterebbe ad un nuovo incarico per il presidente del Consiglio – e dunque a un Conte-ter – e di fatto a un nuovo governo, cosa altra ovviamente dal semplice rimpasto. Siamo alle solite, inevitabilmente: per convincere gli scettici bisogna rimescolare le carte. Ministri, viceministri, sottosegretari. In tempi di Covid forse il male minore rispetto alle elezioni anticipate.