Rafforzare la maggioranza: premier e alleati concordano su quello che ora è l’obiettivo prioritario dell’esecutivo. Solo in un secondo momento sarà possibile pensare di rimettere mani alla squadra di governo. E ovviamente, e soprattutto, di definire un patto di legislatura di ampio respiro. Giuseppe Conte tira dritto e, dopo un vertice di maggioranza, sale al Colle per riferire, in un incontro “interlocutorio”, al presidente della Repubblica gli sviluppi della situazione politica.
Sergio Mattarella vuole rassicurazioni che, per procedere da qui a fine legislatura, non si faccia affidamento sull’apporto di voti racimolati qua e là. Le urgenze sono tante, a partire dal Recovery e bisogna fare in fretta e fare bene. No a maggioranze raccogliticce che non consentano di governare ma solo di vivacchiare. Conte vuole prendersi un po’ di tempo per trovare altri volenterosi, costruttori o responsabili che dir si voglia. Le aree da cui pescare rimangono sempre le stesse: l’Udc che per ora si è sfilata ma un domani chissà, i senatori totiani, la stessa Iv – a Renzi si spera di portare via più parlamentari che si può – e tutta quell’area moderata di Forza Italia insofferente alla guida sovranista di Lega e FdI.
Alla maggioranza occorre che si costituisca un gruppo consolidato, autonomo in Parlamento per evitare quello che nelle commissioni si paventa già come un Vietnam. Sul piatto il premier mette il patto di legislatura, il rimpasto e la legge proporzionale. E assieme a questo i responsabili si aspettano una garanzia di eleggibilità che vada oltre l’orizzonte di questa legislatura. Il Pd valuta anche la possibilità di arrivare a un Conte ter ma il premier frena sulle dimissioni. Sul tavolo ci sono i dicasteri dell’Agricoltura e della Famiglia e il posto da sottosegretario lasciati dai renziani. E anche l’ipotesi di spacchettare alcuni ministeri come quello delle Infrastrutture.
Il premier si prenderà almeno una decina di giorni per decidere. Secondo Goffredo Bettini la verifica sulla possibilità di allargare la maggioranza va fatta “rapidamente”, in “poche settimane”. Solo dopo il patto di legislatura si può pensare, invece, al rafforzamento della squadra di governo, ma la sostituzione delle due ministre e del sottosegretario di Iv andrebbe fatta “subito” con personalità “fuori dalle trattative”. Obiettivo prioritario, dunque del premier, raccogliere un nucleo di volenterosi che credano in una prospettiva politica liberale, riformista, moderata, europeista.
“Dobbiamo dare alla maggioranza di ieri una identità politica”, dice Nicola Zingaretti. “O si rimette a posto questo governo o si va ad elezioni, non c’è alternativa”, conclude Bettini. Che ancora una volta ribadisce: porte chiuse a Renzi. Senza l’ostruzionismo interno del senatore di Rignano – fanno sapere fonti M5S – ora si potrà procedere spediti: “Accelerare in quella parte di attività di governo che è stata rallentata dagli steccati, spesso pretestuosi, alzati dalle ministre di Iv per dare risposte ancor più efficaci al Paese”. L’ex Rottamatore, da parte sua, non si rassegna. “Dopo il Conte 1, dopo il Conte bis ora siamo al Conte dimezzato”. E assicura: “Noi siamo sempre impegnati per l’interesse del Paese e sempre pronti a dare una mano facendo sentire in Aula il peso della nostra presenza”.
Tra una settimana (il 27) alla Camera e al Senato si voterà la relazione sullo stato della Giustizia del ministro Alfonso Bonafede. è a quell’appuntamento che guarda il centrodestra, considerato che Renzi ha già annunciato che Iv voterà contro. E fonti parlamentari della maggioranza non escludono che il passaggio del Guardasigilli possa slittare. Centrodestra che oggi salirà al Colle per spiegare che un governo con una maggioranza, a suo dire, così raffazzonata non può andare lontano. Ma tutti, anche loro, attendono le prossime mosse del premier.