Il Matteo Salvini è padano, si sa, e come Jack Angeli (leggi l’articolo), lo sciamano che ha dato l’assalto al Congresso Usa, è attratto a livello archetipale dalle sceneggiate simil vichinghe che a Pontida assumevano la dimensione della farsa, appunto come in America. Se lui vede un elmo con le corna di bisonte in testa e magari una ampolla di “acqua del Po” non resiste e ci si getta sopra avidamente. E così dopo il Papeete e la crisi in cui perse clamorosamente il ministero dell’Interno e il governo. Salvini vorrebbe prendersi una vendetta contro l’odiato Giuseppe Conte che in sordina lo giubilò gaiamente.
Quindi il senatore leghista ha cominciato a novellare di presunti senatori esuli Cinque Stelle, chi dice tre chi dice addirittura cinque, in fuga verso il suo partito accoppiati anche ad un certo numero di deputati. Insomma sono “in esposizione fieristica” alcuni esemplari di senatori e di deputati pronti a passare al centro-destra. Nessuna novità, per carità. Tale fenomeno della transumanza parlamentare è ben noto, basta ricordare il caso del senatore Sergio De Gregorio che transitò da Italia dei Valori di Antonio Di Pietro alla corte del rivale Silvio Berlusconi. Costo: tre milioni di euro.
Ma i casi, come noto, sono tantissimi e almeno De Gregorio ha confessato ed è stato condannato. Giuseppe Conte è sotto attacco di Matteo Renzi e, come da manuale, si è subito delineato un aiuto da parte dei “responsabili” che in Italia non mancano mai. Il fondatore ufficiale nel 2010 è stato Domenico Scilipoti, anche lui in quota Italia dei Valori, che entrò in Parlamento nel 2008 grazie ad una mossa di Leoluca Orlando, sindaco dipietrista di Palermo. E se uno volesse fare una riflessione sul fatto che ieri con Italia dei Valori ed oggi con i Cinque Stelle i “responsabili” si trovino in movimenti populisti potrebbe essere interessante. Ma torniamo alla quotidianità. Non si sa quanto possano pesare questi transfughi eventuali, ma dato che al Senato la quota magica è a 161 potrebbero avere un ruolo decisivo.
Nel frattempo, una che non ci sta e lo dice apertamente è l’alleata di Salvini, Giorgia Meloni, che sente (di nuovo) puzza di bruciato ed ha dichiarato che se qualcuno degli alleati (leggi Salvini) vuole cimentarsi in rapporti spuri – Centrodestra con Renzi – lei all’ammucchiata non ci sta vista la sonora fregatura che il leader padano gli appioppò nel 2018 facendo l’accordo con i Cinque Stelle e mollando FdI e Forza Italia. In ogni caso i transfughi fanno sempre comodo, anche se solo virtuali, perché aumentano la forza di trattare di chi li ha in “panchina”.
Ma una considerazione etica è d’obbligo. In passato questi giochetti venivano fatti di nascosto, mettendo tutti di fronte al fatto compiuto, ma ora c’è un mutamento antropologico dell’Homo Politicus, come Salvini. Adesso, in questa epoca balzana e stravagante di deriva dei valori, addirittura ci si vanta che si va al mercato comprare un paio di vacche per il proprio ranch. E cioè si è passati dalla giusta vergogna all’incredibile strafottenza di chi non si vergogna più di nulla, anzi pensa pure di essere “fico” ed alla “moda”.
In questo i due Mattei se la intendono bene. Una visione populista in senso deteriore della politica li aiuta perché non dimentichiamoci che Matteo Renzi è stato il “rottamatore” della vecchia classe dirigente del Partito democratico e cioè dei D’Alema e dei Veltroni. Ora si è riconvertito ad una mistica democristiana che non gli appartiene proprio per la sua goffa ostentazione che mai un Aldo Moro avrebbe palesato. Comunque andrà a finire già c’è un perdente e cioè la Politica con la P maiuscola.