Alla fine Renzi è riuscito nel suo intento di destabilizzare la maggioranza di cui, tra l’altro, fa ancora parte. In pratica ieri ha sequestrato fino a tarda sera l’attenzione mediatica con una sceneggiata delle sue e con lo stantio giochetto del poliziotto buono (Renzi stesso) e del poliziotto cattivo (la Bellanova). Nella riunione sul Recovery Fund indetta dal premier Conte con i capidelegazione dei partiti di maggioranza sono volati stracci tra i renziani Rosato e Bellanova (nella foto) e gli altri presenti. Renzi ha detto che non bastano “13 paginette” che ridisegnano gli equilibri di stanziamenti per aree tematiche tra cui la Sanità che passa da 9 miliardi a 20 come il lavoro da 17 a 27, mentre le Infrastrutture vanno da 28 a 32 miliardia spede di digitalizzazione e politiche green.
Per quanto siano stati perentori i toni, anche questo incontro può ancora rivelarsi interlocutorio, in attesa delle “13 paginette” – come le ha chiamate il leader di Italia Viva – che dovranno diventare qualcosa di più sostanzioso su cui nuovamente discutere. Dunque siamo di fronte all’ennesimo penultimatum? O dell’ultimo tentativo di rialzo sulle pretese di risorse e poltrone da destinare come meglio aggrada all’ex premier di Rignano?
In ogni caso il nuovo piano prevede il passaggio della dotazione finanziaria da 209 a 222 miliardi di euro con l’utilizzo di altri fondi europei. Basteranno? Probabilmente no senza almeno un ministero di peso, forse l’Interno o il Lavoro, che Renzi rivendica senza però mai dirlo pubblicamente, per ripartire da qui e costruire chissà quali sue nuove fortune politiche in vista delle prossime elezioni, a fine legislatura o quando lo stesso capo di Italia Viva deciderà di staccare la spina.
Al solito, dunque, Renzi sta cercando spazi di potere con il gioco che gli riesce meglio: quello dell’incomodo necessario, come quegli idraulici che si fanno pagare oro perché in quel momento ci sono solo loro o peggio creano essi stessi il problema per poi offrirsi di risolverlo. Il suo comportamento è da manuale: attacco al bersaglio grosso, il RF con un occhio anche a minutaglie, come la delega di Conte sui Servizi, Un po’ da imbonitore di piazza che almeno qualcosina vuole mettere nel sacco.
IL BLUFF. Ovviamente Renzi bluffa senza carte in mano. Alle elezioni anticipate non può andare perché verrebbe spazzato via insieme al suo partitino del 2% o giù di lì. Gli resta solo il rimpasto per acchiappare qualche bel ministerione, ma deve stare attento a non fare la fine di Salvini quando si giocò tutto con le sue intemerate estive nel 2019. Perché il rischio che Renzi corre è proprio quello, e cioè di essere soppiantato dai soliti “responsabili” che non vedono l’ora di aiutare qualcuno in difficoltà. Alla fine rischia di perdere tutto e scomparire definitivamente dall’orizzonte politico italiano.
Sicuramente ha voluto spostare le cifre segnate sugli stanziamenti penalizzando ad esempio proprio l’Ambiente di cui a parole ha sempre cianciato insieme al suo deputato Lucianone Nobili che con Rutelli aveva una coloratura verdastra, occupandosi appunto di futuro sostenibile. Nel frattempo però non si perita di mettere in difficoltà il governo in un momento difficilissimo per l’Italia, l’Europa e il Mondo. In ogni caso, il clima di astio del vertice di ieri sarà difficile da superare, anche per le parole della Bellanova che ha definito l’esperienza del governo Conte “al capolinea”. E dire che il premier ha spiegato chiaramente che il RF non può essere una diligenza da attaccare, ma un’occasione unica per l’Italia, e che deve per forza unire e non dividere come sta avvenendo, anche se lo stesso Conte ha parlato di “passi avanti significativi”.