Non è vero che Conte mi ha offerto il Ministero degli esteri o dell’economia. Non è una questione di posti, noi le poltrone le lasciamo. Lo ha dichiarato ieri sera Matteo Renzi a Stasera Italia, mentre il vertice a Palazzo Chigi tra il premier e le forze di maggioranza era ancora in corso, e questa volta viene voglia di credergli. La vera partita, quella che da tre settimane sta facendo traballare pericolosamente il Governo, non sembra infatti una battaglia per qualche posto al sole in più. O almeno non principalmente per questo. Il braccio di ferro sembra tutto interno al Recovery fund: sull’Italia dovrebbero piovere addirittura 222 miliardi di fondi europei, una maxi finanziaria, e un partito come Italia Viva, che in base agli ultimi sondaggi non arriverebbe al 3%, sembra deciso a giocarsi il tutto per tutto per cercare di ottenere la gestione della più ampia fetta possibile di quelle risorse.
IL CONFRONTO. I renziani, già prima dell’inizio dell’incontro a Palazzo Chigi, hanno sostenuto che il Conte 2 può considerarsi giunto al capolinea. Non sono soddisfatti nonostante la revizione del Next Generation Eu compiuta dal ministro Roberto Gualtieri, da loro richiesta, e c’è da capirli. Le risorse da destinare alla sanità sono state aumentate da 9 a 19,7 miliardi, alla coesione e lavoro da 17,1 a 27,6, all’istruzione da 19,2 a 27,9, alle infrastrutture da 27,7 a 31,9, al turismo da 3,5 a 8, con il paradosso che quelli che dovevano essere i due pilastri su cui costruire un piano per risollevare il Paese devastato dalla pandemia, digitalizzazione e green economy, si sono visti ridurre gli stanziamenti. Il maggior denaro da distribuire è tutto però destinato a settori in cui nell’attuale esecutivo Iv non tocca palla.
Mentre il Pd e il Movimento 5 Stelle, trovando favorevole anche Leu, battono su un patto di fine legislatura, un programma ben definito che Conte ha assicurato di essere ben disposto ad approntare, Italia Viva ha così alla fine solo preso tempo, alzando la tensione con la solita richiesta di attivare il Mes e rispolverando addirittura il ponte sullo stretto, ma fondamentalmente chiedendo qualcosa di più di una sintesi sul nuovo piano per il Recovery Fund. “Noi vogliamo un testo e non la sintesi”, ha affermato Renzi. Vogliono il dettaglio su quei miliardi con cui si può ottenere molto di più di quello che si può ottenere con un incarico ministeriale o di sottogoverno. E lo vogliono subito. Non a caso, nel corso del vertice Maria Elena Boschi ha detto: “Pochi soldi all’agricoltura e niente al Family act. Se togliete soldi alle nostre ministre, non volete dialogare. Provocate”. Il punto è quello: sono i soldi.
LO SCENARIO. Renzi e i suoi fedelissimi anche ieri hanno continuato a ripetere che l’esito della crisi non saranno nuove elezioni. Difficile però pensare che Italia Viva voglia fare un patto con le destre per andare a raccogliere le briciole di quel Recovery che ha portato il partito a salire sulle barricate. Un problema che Iv avrebbe anche con un eventuale governo tecnico. E poi tanto per i dem quanto per i pentastellati non vi sarebbe alternativa a Conte. I renziani starebbero così alimentando tensioni solo per ottenere altre concessioni, ma la tensione è ormai a un livello tale che la situazione potrebbe diventare incontrollabile pure per loro.