Mosse e contromosse, timide aperture e passi indietro, stalli alla “messicana” e prove di dialogo. Che stasera alle 18 quando il premier Giuseppe Conte riunirà i capi delegazione di maggioranza dopo aver inviato loro ieri la nuova bozza del Recovery Plan, dovrà possibilmente far uscire i giallorossi dall’empasse. Aumentano gli investimenti, che arrivano a quota 70%, mentre scendono al 21% gli incentivi; impatto sul Pil del 3%, più soldi alla sanità ma resta irrisolto il nodo della governance, che sarà sciolto in “ulteriori passaggi”.
E’ questo in estrema sintesi il punto, oltre al nodo delega ai Servizi che, dopo quello che è accaduto ia Washington per Italia Viva è sempre “più urgente” che il premier Conte lasci. La giornata ieri non si era aperta con i migliori auspici, la ministra della Famiglia in quota Iv Elena Bonetti aveva dichiarato che “non può accadere che il più grande piano di sviluppo del Paese dai tempi del dopoguerra arrivi alle due di notte senza che i ministri lo abbiamo, non può essere che alcune forze politiche vengano coinvolte ed altre no”.
Il riferimento era all’irritazione dei renziani per un presunto mancato invito all’incontro di mercoledì con il ministro Roberto Gualtieri a cui hanno partecipato invece esponenti Pd e 5 Stelle e Leu. Arriva anche minacciare le dimissioni, la Bonetti, “se non ci sarà un piano chiaro presentato ad un tavolo, ma ieri il testo aggiornato del Recovery Plan italiano, appunto, è stato inviato ai partiti di maggioranza – compresa Italia Viva – ed è la ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova a rilasciare il primo commento: “Abbiamo avuto poco fa le 13 cartelle del Recovery, che approfondiremo e poi diremo quello che va bene o meno”.
Da quanto emerge, sono 19,72 i miliardi messi a disposizione per la salute, 10 in più dunque rispetto alle prime ipotesi. All’assistenza della rete sanitaria territoriale – importante ad esempio per il tracciamento del Covid e per la distribuzione dei vaccini – e della telemedicina saranno destinati 7,5 miliardi dei fondi del Recovery. Avrebbe dovuto in questo modo essere soddisfatta una delle principali richieste dell’ex premier, che ha sempre lamentato la scarsità di risorse per la sanità previste dal governo, ma Renzi, intervistato ieri sera a Tg2 Post dal direttore Sangiuliano insiste sul Mes.
Sono molte le modifiche apportate al piano che in teoria dovrebbe gradire: ammonta a 45,9 miliardi l’investimento per la digitalizzazione, l’innovazione e la competitività anche per le imprese, con la realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica, 5G, rafforzamento di Transizione 4.0 e per l’internazionalizzazione e la crescita. Di questi, 8 miliardi sono destinati alla componente turismo e cultura – tema caro a Iv – con uno stanziamento più che raddoppiato rispetto ai 3,5 miliardi della bozza del piano del 30 dicembre. Sono invece 26,08 i miliardi destinati a Istruzione e Ricerca e salgono a 32 miliardi le risorse per le infrastrutture, Alta velocità, strade, intermodalità e logistica integrata (e la I di Infrastutture è una delle lettere che compongono l’acronimo Ciao, ovvero il contropiano presentato una decina di giorni fa dallo stesso Renzi).
Intanto il Partito Democratico in una nota esprime “Soddisfazione per le significative modifiche alla bozza del Recovery Plan sulla base delle osservazioni presentate con più investimenti e meno bonus. Giovani, donne, mezzogiorno, servizi sociali, asili, sanità, politiche del lavoro, turismo e cultura, meno bonus e più investimenti per imprese innovative, terzo settore sono i pilastri sui quali il Pd ha chiesto modifiche sostanziali”. Ancor più netto Goffredo Bettini, dirigente Pd molto vicino al segretario dem e “pontiere” in questa crisi: “Siamo nel mezzo di un impegnativo confronto programmatico. è stato modificato in positivo il Recovery Plan grazie, soprattutto, al lavoro del ministro Gualtieri che se n’è occupato direttamente”, afferma in un’intervista al sito Tpi.it.
“E c’è la volontà del presidente Conte di portare a sintesi i contributi dei vari partiti della maggioranza circa il programma di governo fino alla fine della legislatura. Conte è il pilastro dell’attuale alleanza che ha lavorato bene e che per il Pd non ha alternative”. Nessuna alternativa all’attuale premier neanche per i 5Stelle, in un clima che continua ad essere segnato da grande incertezza, tra chi punta sul rimpasto e chi scommette sul Conte ter Con lo spettro del voto che continua “minaccioso” ad aleggiare.