Dopo anni di tagli derivanti dalla gestione oculata del presidente della Camera Roberto Fico, per il 2021 Montecitorio aumenta le sua spese: secondo il bilancio di previsione consultato da La Notizia, la Camera dei Deputati costerà l’anno prossimo 964,7 milioni. Un balzo in avanti rispetto alle spese dell’anno che sta volgendo al termine e al netto dei risparmi, di 6,3 milioni di euro. Per carità: parliamo di un aumento pari allo 0,67%. C’è da dire, però, che il rialzo che si registrerà nel 2021 sarà soltanto il primo step.
Secondo i documenti consultati dal nostro giornale, infatti, emerge che nel 2022 il totale della spesa si attesterà addirittura sui 974,6 milioni di euro, con un incremento di 9,9 milioni di euro rispetto al 2021 (+ 1,03% sull’anno precedente). “Tale aumento – si legge nella relazione che accompagna il bilancio pluriennale di Montecitorio – è riconducibile, in particolare, alla spesa per il personale dipendente e alla spesa previdenziale, sia per quanto riguarda i trattamenti previdenziali spettanti ai deputati cessati dal mandato, sia per quanto riguarda le pensioni del personale in quiescenza”.
Non c’è però da disperare. Gli esborsi torneranno a scendere nel 2023 quandol e spese complessive scenderanno a 967,2 milioni di euro, evidenziando un decremento di 7,3 milioni di euro rispetto all’anno precedente. La ragione? Ancora una volta sarà merito di una battaglia pentastellata: il 2023, infatti, sarà il primo anno di legislatura non più con 630 deputati ma con soli 400, un taglio poderoso frutto come si sa del referendum costituzionale fortemente voluto dal Movimento cinque stelle.
VITALIZI E SANITA’. La domanda, tuttavia, resta: per quale ragione aumenteranno le spese di 6,3 milioni rispetto alla spese previsionale 2020? Essenzialmente per tre ragioni. Nell’anno che verrà innanzitutto si assisterà a un aumento del costo del personale per 2,3 milioni di euro. Determinante però sarà anche un lieve aumento della “spesa previdenziale per i deputati cessati dal mandato”. In altre parole spenderemo di più per pagare i vitalizi. Infine, secondo quanto si legge dai documenti ufficiali, ad aumentare sarà la categoria “Oneri comuni e non attribuibili”, che, al netto della restituzione al bilancio dello Stato, “registra un incremento di 3,1 milioni di euro, dovuto sostanzialmente al reintegro del fondo di riserva per le spese impreviste di parte corrente – che nell’esercizio in corso è stato utilizzato per 2,9 milioni di euro – all’importo iniziale di 10 milioni di euro”. In soldoni, nel corso del 2020 – come ampiamente documentato dalla Camera a differenza dei colleghi di presidenza di Palazzo Madama – Montecitorio ha dovuto far fronte al fondo di riserva per le spese impreviste anti-covid tra termoscanner, gel e mascherine. E ora, ovviamente, tale fondo è stato incrementato con il conseguente aumento della spesa complessiva.
DI TUTTO DI PIU’. A questo punto, però, addentriamoci nelle meraviglie spese di Montecitorio. Cominciamo dai deputati: per il 2021 “mantenere” i 630 onorevoli costerà 144,9 milioni di euro. Nulla in confronto ai 212 milioni del personale dipendente. A chiudere il cerchio spuntano, tra le altre voci, le spedi se per acquisto di beni e servizi che per il 2021 arriveranno a 83,1 milioni di euro. Entrando ancora più nel dettaglio scopriamo, ad esempio, che per il cerimoniale Montecitorio conta di spendere 600 milioni di euro. Ci sono, poi, contributi di ogni tipo. Al di là dei corposi fondi ai gruppi parlamentari (30 milioni e rotti), non si può non citare i finanziamenti a vari organi nazionali e internazionali per altri 900mila euro.
E poi, ancora, 2,8 milioni per la comunicazione; 750mila euro per corsi di aggiornamento (compreso quello di lingua per i deputati che costerà, si prevede, 200mila euro nel 2021); 10,7 milioni di trasporto vario (quasi 7 solo di trasporto aereo); 2 milioni di servizio di ristorazione e ulteriori 6,2 per la pulizia di tutti gli edifici della Camera dei Deputati. Altra fetta poderosa della spesa di Montecitorio, però, saranno le pensioni d’oro che la Camera sarà tenuta a pagare: 133,1 milioni per il “trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato” (compresa la quota accantonata da 48 milioni in relazione al ricalcolo degli assegni vitalizi), cui si aggiungono ulteriori 274,4 milioni “per il trattamento pensionistico dei dipendenti”. Esborsi notevoli che incidono per circa il 30% sul bilancio complessivo. Che non è poca cosa.