Chissà quanti, dopo 20 anni di silenzi e imbarazzi bipartisan della politica, speravano ancora in una soluzione positiva del caso Chico Forti. Eppure a smentire anche i più scettici è arrivata, come un fulmine a ciel sereno, la svolta per mano del ministro degli Esteri Luigi Di Maio che non ha mai dimenticato la storia del detenuto italiano accusato di omicidio e detenuto negli Stati Uniti dal lontano 2000 quand’è stato condannato all’ergastolo in un processo che ha sollevato, anche negli Usa, diversi interrogativi. “Ho una bellissima notizia da darvi: Chico Forti tornerà in Italia. L’ho appena comunicato alla famiglia e ho informato il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio” ha annunciato il vertice della Farnesina in un post su Facebook. Un risultato storico, specie a fronte di decenni in cui la politica italiana non è mai riuscita a far sentire la propria voce, che è stato reso possibile dal “Governatore della Florida” che “ha accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia”. “Si tratta di un risultato estremamente importante, che premia un lungo e paziente lavoro politico e diplomatico. Non ci siamo mai dimenticati di Chico Forti, che potrà finalmente fare ritorno nel suo Paese vicino ai suoi cari”, ha aggiunto il grillino. Difficile dargli torto visto che per sbloccare il caso dell’imprenditore trentino il ministro ha sempre lavorato sotto traccia, preferendo far parlare i fatti, e cercando ogni possibile soluzione tanto che, un anno fa, si era pensato anche di chiedere la grazia. Un cambio di passo per cercare di arrivare a dama che non era sfuggito a Forti che, infatti, non più tardi di un anno fa aveva preso carta e penna per scrivere a Di Maio per ringraziarlo dell’impegno profuso. Nel testo il detenuto scriveva: “Onorevole Di Maio, anzi Luigi, visto che già ti considero un amico, tu hai già diritto di richiedere la commutazione di sentenza perché l’Italia è a credito. Abbiamo rilasciato vari cittadini americani reclusi in Italia con sentenze equiparate alla mia (…). Perché io non posso ricevere lo stesso trattamento? Ho passato vent’anni in catene per un delitto che non ho commesso. Ciò che voglio è tornare in Italia, vivere il resto della mia vita da libero cittadino”. Forti, ormai 60enne è stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Dale Pike, 40enne australiano figlio di Tony, patron del Pike Hotel.
22/11/2024
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