di Massimiliano Lenzi
C’era qualcosa di malinconico, domenica, sotto l’afa di agosto, nel discorso di Silvio Berlusconi davanti ai suoi sostenitori, in Via del Plebiscito, con il ritorno al simbolo di Forza Italia, il richiamo alle origini ed il dolore per una condanna confermata in Cassazione? Il punto interrogativo è obbligatorio visto che il Cavaliere in vent’anni di vita politica ci ha abituati a discese ardite e a risalite. Certo è che il nucleo di fedelissimi, il recupero del passato, il tempo che è comunque trascorso dal 1994 della discesa in campo, facevano pensare al discorso di Benito Mussolini al Teatro Lirico di Milano, quello precedente la caduta. Non perché Berlusconi sia Mussolini, su questo dobbiamo esser chiari: Berlusconi è un liberale, un leader che ha sparigliato e rinnovato la politica italiana, fallendo semmai nelle riforme. È un sincero democratico. Il richiamo arrivava piuttosto dalle immagini, da un velo di nostalgia, di passatismo – concedeteci il termine – che aleggiava domenica sotto Palazzo Grazioli. Berlusconi ha sempre parlato di futuro, anche nella campagna elettorale recente, quella del 2013. Stavolta l’arrivo invece si è incarnato in un ‘Torniamo indietro e ripassiamo dal via’, come al Monopoli quando pesti la casella sbagliata.
Stefania Prestigiacomo, deputata Pdl ed ex ministro, dice che «è strumentale e grottesco ogni parallelismo. Berlusconi è un grande leader democratico ed occidentale che ha trovato sempre la sua legittimazione dal popolo. La caduta di Mussolini aprì la via al ritorno della democrazia, il tentativo di abbattere Berlusconi per via giudiziaria è esattamente il contrario: un attacco alla democrazia». Nella lettura dell’ex ministro dunque Berlusconi è la Resistenza. «Domenica – spiega – il leader dei moderati italiani ha mostrato ancora una volta grande sensibilità e responsabilità istituzionale, mettendo in sicurezza il governo che deve dare risposte agli italiani e rilanciando il suo e nostro progetto politico di Forza Italia che tornerà in campo per vincere ancora grazie al voto chi detiene la sovranità nel nostro paese: il popolo». Enzo Rivellini, europarlamentare del Popolo della libertà, dal suo osservatorio fuori d’Italia, lassù tra Bruxelles e Strasburgo luoghi dell’Europa politica, sostiene invece che «il discorso di Mussolini fu, consapevoli tutti – lui compreso – l’ultimo atto del regime. Il discorso di ieri di Silvio Berlusconi è totalmente diverso: Berlusconi per quello che ha detto inizia e non finisce un percorso». C’è nelle parole di Rivellini la sintesi del rapporto tra un uomo-leader ed i suoi elettori che difficilmente si ritrova in Italia se non nelle grandi figure carismatiche. Un rapporto emotivo e razionale. «Berlusconi ricomincia non da leader di partito – aggiunge Rivellini – ma da statista. Consapevole che lui – forse – è fuori gioco come candidato politico si rilancia come padre nobile dei moderati e come unico capace di spronare un paese in crisi e attanagliato da beghe interne. Quindi non una fine come al Lirico ma un inizio».
Per Sergio Silvestris, altro eurodeputato Pdl, «Berlusconi ci ha sorpresi tante volte. Dal 1994, quando la sinistra era praticamente rimasta sola a giocare la partita, al 2013, quando il Pd aveva già lo spumante in frigo e Bersani la lista dei ministri pronta. In queste occasioni Berlusconi ha ribaltato risultati ormai scritti. E ogni volta ha sorpreso il suo partito e gli italiani proprio quando le rimonte sembravano impossibili. E poi, Berlusconi come il Duce al Lirico? Ma per carità. All’epoca Mussolini era ostaggio di Hitler ed era assediato dall’esercito angloamericano. Oggi Berlusconi è ostaggio di qualche magistrato che cerca di incastrarlo da vent’anni e che aspetta il 15 ottobre per godersi la scena di vederlo prelevare dai carabinieri. E chi lo assedierebbe? Il Pd di Epifani, Letta, Bersani e Renzi in guerriglia permanente tra loro? I prossimi mesi saranno molto, molto divertenti. E ancora una volta a ribaltare i pronostici saranno Berlusconi e il centrodestra». Barbara Saltamartini e Maurizio Bernardo, anche loro Pdl, concordano che quella di Berlusconi di domenica con il Lirico non c’azzecca nulla ed è invece «una ripartenza da leader».
Nell’attesa di vedere per dove e come andrà a finire, le parole di Daniela Santanchè danno la dimensione dell’intensità anche emotiva e non solo politica del momento che Berlusconi e il centrodestra stanno vivendo.«Berlusconi non chiederà – diceva ieri uscendo da Palazzo Grazioli, al termine del vertice del Pdl – gli arresti domiciliari, né la messa in prova, né l’affidamento ai servizi sociali. Berlusconi va in carcere, gli italiani devono sapere che si mette in carcere un uomo come Silvio Berlusconi».