Dopo anni di depistaggi e inchieste farlocche, il caso di Giulio Regeni non può restare impunito. Lo sa bene Luigi Di Maio che, dopo le prese in giro del Cairo, ha deciso di coinvolgere l’intera Unione europea con l’europarlamento che, questo pomeriggio, ha votato una risoluzione incentrata sul deterioramento dei diritti umani in Egitto che, solo per citare i casi più noti, emerge con forza sia dal barbaro omicidio dello studente italiano che con la detenzione immotivata di Patrick Zaki. Responsabilizzare l’Europa per chiedere di far rispettare i valori su cui è fondata, serve ad accerchiare il Cairo per evitare che qualcuno possa trarre vantaggio da un’eventuale rottura dei rapporti tra l’Italia e l’Egitto. Del resto non è una novità che la Francia in materia di politica estera ha un approccio molto personale tanto che Emmanuel Macron, una settimana fa, ha accolto il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi con tappeti rossi e conferendogli pure la legione d’onore.
Insomma quel che si vuole evitare è che l’Italia resti sola in questa battaglia per la verità e, soprattutto, agire a livello comunitario affinché le pressioni sul Cairo possano produrre un risultato che, altrimenti, appare impossibile da ottenere. Contrariamente a quanto si possa pensare nonostante la risoluzione è proposta da una larga maggioranza, ossia da Movimento 5 stelle, Socialisti Democratici, Verdi e Renew Europe, l’esito non era affatto scontato. Sulla carta i numeri non mancavano, tanto che ieri era trapelato un “cauto ottimismo” ma va rilevato che negli ultimi tempi, all’interno di alcune forze politiche e in particolare in Renew Europe, alcuni parlamentari si sarebbero detti “non convinti” dal testo della risoluzione con cui si chiede, tra l’altro, “la liberazione immediata e incondizionata dello studente dell’Università di Bologna, Zaki” e il ritiro di tutte le accuse a suo carico, nonché la liberazione di tutte le altre persone detenute arbitrariamente.
Tra i vari punti non manca il richiamo alla vicenda Regeni con il testo che deplora il tentativo delle autorità egiziane “di fuorviare e ostacolare i progressi nelle indagini sul rapimento, sulle torture e sull’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni nel 2016” e esprime rammarico per il continuo rifiuto del Cairo di fornire alle autorità italiane tutti i documenti e le informazioni necessari per consentire un’indagine rapida, trasparente e imparziale sull’omicidio, conformemente agli obblighi internazionali dell’Egitto”. Per questo la risoluzione chiede all’Ue e agli Stati membri di esortare l’Egitto a collaborare, ponendo fine al loro rifiuto di inviare gli indirizzi di residenza dei quattro indagati dalla Procura di Roma, arrivando, se necessario, ad adottare “tutte le necessarie azioni diplomatiche”. Il Parlamento Ue chiede, inoltre, un’indagine indipendente e trasparente su tutte le violazioni dei diritti umani in Egitto, per assicurare che i responsabili siano chiamati a risponderne.
Del resto già ieri l’europarlamentare del M5S, Fabio Massimo Castaldo, ha ricordato ai colleghi le torture subite nel 2016 da Regeni e li ha incalzati dichiarando: “Quanto a lungo volete restare silenti mentre un Paese con il quale abbiamo legami politici e commerciali si trasforma in un regime del terrore? È in gioco la nostra credibilità”. Mentre Di Maio ha annunciato oggi che il 25 gennaio, data dell’anniversario della scomparsa di Regeni, il caso approderà al Consiglio degli Affari esteri dell’Ue. “Sentirò Borrell nei prossimi giorni – ha detto il ministro degli Esteri -, e lavoreremo a discussione che permetterà e darà l’occasione a tutti gli Stati membri di prendere posizione”.