L’ultima occasione per mostrate plasticamente quante e quali siano le differenze di strategia e divisione all’interno del centrodestra è stata la presentazione del libro del prolifico Bruno Vespa, che ha visto allo stesso tavolo i due leader Matteo Salvini e Giorgia Meloni e collegato telefonicamente dalla villa della figlia Marina in Francia, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi. Se quest’ultimo non ha mai nascosto la sua disponibilità ad una maggioranza di “responsabili”, pur escludendo un aiuto al “governo della sinistra” ma ammettendo che non è realistico ipotizzare scenari finché non si dovessero creare le condizioni in Parlamento, il leader della Lega non disdegnerebbe affatto un governo di centrodestra, con pochi e precisi punti programmatici per “far uscire dal fango il Paese” e traghettarlo alle urne, il famoso “governo ponte” di cui parla da giorni.
Posizione confermata ieri anche dal presidente del Friuli Venezia Giulia, il leghista di osservanza salviniana Massimiliano Fedriga: “Se si dovesse profilare un’ipotesi di governo di centrodestra in questa legislatura penso sia un’ipotesi da vagliare”. Non esattamente però, quello di cui parla al Corriere il vicesegretario del Carroccio, Giancarlo Giorgetti (nella foto), che ritiene il “centrodestra non pronto a governare” e che non ha mai fatto mistero di sognare “un governo di ampia base parlamentare con dentro i migliori, guidato dal migliore”.
Il convitato di pietra rimane sempre lui: Mario Draghi, di cui non vuol sentire parlare – e non da oggi – la Meloni, l’unica, coerente come sempre, a ribadire a chiare lettere di non essere disponibile a governi di unità nazionale (la “via maestra resta sempre il voto”, il suo mantra) e a sottolineare, qualora ve ne fosse bisogno, che FdI non farà mai alleanze organiche con il Pd o con i 5 Stelle e neanche con Matteo Renzi. Quest’ultimo peraltro tirato in ballo dalla pasionaria europarlamentare (e candidata perdente in Toscana) Susanna Ceccardi: “Governo con Iv? Perché no, a certe condizioni. Non è il migliore dei mondi possibili del Candido di Voltaire, è Realpolitik. Io mi fido dell’intuito di Salvini”, ha dichiarato ieri al Foglio. Dalle convergenze parallele alle convergenze toscane, insomma. Ma del resto è lei ad ammettere: “Io parlerei anche col diavolo…”.